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India, il paradosso del pop corn: è tassato in tre modi diversi

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L’obiettivo era semplificare, ma ovviamente è stato raggiunto il risultato opposto. In India sta facendo discutere il caso della “tassa sul pop corn”, dopo che il governo ha preso di mira il popolarissimo snack in un Paese dove ogni anno, solo nei cinema, ne vengono consumate quasi 900 tonnellate. La riforma fiscale ha dato vita ad un cervellotico sistema che per lo stesso prodotto – il pop corn – prevede tre livelli di tassazione distinti: se è confezionato o sfuso, se è di marca o “generico”, se è dolce o salato. Un rompicapo che nemmeno la ministra delle Finanze Nirmala Sitharaman, nel tentativo di spiegarlo, ha risolto. Anzi non sono state di grande aiuto le sue parole in conferenza stampa: “Finché il pop corn è salato, anche piccante, l’imposta è del 5%. Ma quando viene aggiunto caramello, non è più salato”. E allora in quel caso l’imposta sale al 18%, quasi come un bene di lusso o un prodotto importato.

India, è caos pop corn

Già questo sarebbe sufficiente a generare indignazione, ma il labirinto normativo non finisce qui: il pop corn salato viene tassato solo al 5% se venduto sfuso, se invece è all’interno di una qualsiasi confezione di plastica, l’aliquota sale al 12%. Quindi è probabile che nei frequentatissimi cinema della terra di Bollywood la tassa salga al 12% o al 18%, con presumibile aumento dei costi del biglietto d’ingresso, in un Paese dove il reddito pro capite medio annuo è di 2.500 dollari, anche se vi risiede un alto numero di miliardari.

I detrattori della riforma, voluta per uniformare il sistema tributario a livello nazionale, hanno ricordato le battaglie di Mahatma Gandhi, famoso tra le altre cose per la marcia contro il monopolio coloniale britannico sulla vendita del sale, che all’epoca era pesantemente tassato, e dunque contrario all’imposta sul pop corn. Lo stesso pasticcio del resto il governo lo ha fatto con altri beni di largo consumo, come l’olio di cocco che viene tassato al 5% come prodotto alimentare e invece a doppia cifra come prodotto di bellezza per i capelli.

Tuttavia c’è anche chi difende il tentativo di riforma del governo, sostenendo che le aliquote differenziate siano uno sforzo per mantenere l’imposta indiretta progressiva, tassando diversamente prodotti che vengono comprati soprattutto dai consumatori più poveri – come appunto il pop corn sfuso – da quelli che possono essere acquistati da cittadini più ricchi, come evidentemente le confezioni di marca. 

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