Sbarcare prima fra tutti sul lato nascosto della Luna è stata un’impresa storica. Ma per il premier indiano Modi, alla testa di un Paese che conta almeno 140 imprese impegnate nella conquista dello spazio, sarà probabilmente più complicato vincere la guerra delle toilette di Dharawi, lo slum che sorge tra Mumbai e l’aeroporto internazionale, un’area immensa resa celebre dal film “The Millionaire”. O, se preferite, un’immensa cloaca a cielo aperto ove non esistono servizi igienici privati. Per ora, perché con l’appoggio esplicito del premier, il miliardario Gautam Adani è pronto a lanciare un gigantesco piano di bonifica: con un investimento di 12 miliardi dollari (ma con l’obiettivo di ricavane almeno il doppio), il tycoon punta a radere al suolo una delle baraccopoli più grandi del pianeta per sostituirla con una rete grattacieli che ospiteranno una parte degli abitanti attuali. Ovvero, quelle che dimostreranno che di abitare lì da prima dell’anno 2000. E gli altri? Mica pochi, perché si parla di almeno 700 mila persone. Loro, assicura Adani, ansioso di recuperare i quattrini bruciati in estate, sotto la pressione del fondo Usa Hindenburgh, verranno trasferiti poco più in là in case nuove, “con affitti contenuti”, promette il costruttore affiancato dal partito di Modi. A non crederci, oltre a una buona fetta degli abitanti, è la società del Qatar, emanazione del governo, che aveva vinto una precedente gara, poi annullata. E giovedì il tribunale dovrà prendere una decisione che potrebbe pesare assai in vista delle elezioni del prossimo anno. Quasi quanto l’opposizione del “partito della cipolla”. Ad insidiare la leadership del premier, infatti, è il balzo in avanti dei prezzi degli alimenti base della cucina indiana: cipolle, pomodori e patate hanno registrato aumenti record da inizio anno (anche del 500%) nonostante il governo abbia proibito l’export di riso e cereali per frenare l’inflazione.
Il caro cipolle e lo scontro sulle toilette non frenano il boom dell’India
Tra toilette e cipolle, si stenta a credere che l’India abbia preso il posto della Cina quale destinazione privilegiata degli investimenti hi tech verso l’Asia. Ma, seppur con qualche preoccupazione per le tentazioni autoritarie di Modi, i mercati puntano con decisione verso New Dehli, soprattutto dopo che la crisi innescata dalla bolla speculativa su Adani è stata risolta senza intervento dall’estero o, ancor più importante, senza aiuti di Stato. Non è una novità: gli ultimi nove anni sono terminati con un guadagno, se la performance viene espressa in euro. Un dato eccezionale se confrontato con quello degli indici principali del globo. Sotto il profilo dei fondamentali, l’indice Sensex, poco sotto quota 65 mila presenta un P/E medio è intorno a 23,20 volte.
Robeco: “La crescita dell’India ingrana la quinta”
È giustificata tanta fiducia? Sì, per il team dei gestori di Robeco che ieri hanno pubblicato un report dal titolo “L’India ingrana la quinta”. In particolare: “I fondamentali economici sono cambiati in meglio negli ultimi anni, ma non è stato ancora percepito in pieno l’impatto delle riforme, degli investimenti nelle infrastrutture e della politica industriale promossa con il Production-Linked Incentive (PLI), un’iniziativa tesa ad attrarre le multinazionali”, da Apple a Stellantis per citare due esempi recenti.
Il risultato è che, a fronte della stagnazione della Cina di Xi, l’India presenta numeri in forte espansione: il PIL è cresciuto fino a 3,75 mila miliardi di dollari nel 2023, rispetto ai 2.000 miliardi di dollari del 2014. Il Paese è ora la quinta economia mondiale, superando il Regno Unito nel 2022. Secondo le proiezioni del FMI, nel 2024 l’India sarà la grande economia in più rapida crescita, con una previsione di crescita del PIL del 6,3% rispetto al 4,5%, all’1,4% e all’1,1% rispettivamente di Cina, Eurozona e Stati Uniti. Le riforme in corso, compresi i massicci investimenti nelle infrastrutture, dovrebbero aumentare la produttività totale dei fattori e la quota del settore manifatturiero.
Demografia e digitalizzazione guidano la crescita
Inoltre, l’India sta vivendo una rapida digitalizzazione che sta democratizzando il credito nell’economia offrendo a una quota maggiore della popolazione l’accesso ai servizi finanziari, liberando lo spirito imprenditoriale latente dell’India. Alla base di questi due fattori c’è il vantaggio demografico dell’India. Entro il 2030 il 77% degli oltre 1,5 miliardi di abitanti dell’India sarà costituito da Millennial e Generazione Z adulti in età lavorativa.
È in questo clima che trova alimento il settore tecnologico, che ha il suo polo nelle città meridionali di Bangalore e Hyderabad. I costi inferiori, abbinati alla presenza di una quantità industriale di “cervelli” ha generato una fiorente cultura delle start-up, con molti imprenditori tecnologici indiani che ora scelgono di basarsi in India, piuttosto che trasferirsi negli Stati Uniti. Secondo il governo indiano, a maggio 2023, l’India ospitava 108 unicorni per una valutazione totale di 341 miliardi di dollari.
Non è dunque una sorpresa l’iscrizione dell’India al ristretto club dell’industria spaziale. Secondo una valutazione del New York Times, l’India si prepara a gestire il lancio di almeno 30 mila satelliti entro il 2030. Grazie al ruolo dell’Isro (Indian Space Research Organization), il corrispondente della Nasa, ma soprattutto del settore privato, deciso a sorprendere il mondo.