Il futuro è dispettoso, quasi mai si adegua alle nostre previsioni. Spesso si presenta meglio di come ce lo eravamo immaginato, ma altrettanto spesso è portatore di nuovi problemi, catastrofi più o meno terrificanti, sciagure che potrebbero mettere a rischio la stessa presenza umana sul nostro pianeta.
Per cercare una visione realistica che non ceda né al cieco ottimismo sul progresso, né alle paure di fenomeni che potrebbero riportarci all’età della pietra, Salvatore Rossi, economista, già direttore generale della Banca d’Italia, ha avviato un dialogo con diversi specialisti di varie materie da cui è scaturito un agile volume edito da Laterza, “Indagine sul futuro” che pur non fugando tutte le nostre paure, riesce ad individuare alcune linee di tendenza che possono rassicurarci, almeno un po’.
Il volume si apre con una novella di fantascienza ambientata nel mondo del 2055. Un mondo brutto. Trasformato dalla pandemia e dominato dalle macchine intelligenti che cercano un modo per diventare i padroni. Prosegue poi riportando i dialoghi dell’autore con scienziati, la fisica Beatrice Polacchi, la biologa e senatrice a vita Elena Cattaneo, Thomas Kurian di Google, l’architetto Carlo Gatti, e la studiosa del clima e di problemi ecologici Cristiana Fragola, ed infine Ferruccio de Bortoli sul ruolo dell’informazione come elemento capace di diffondere conoscenza di qualità e quindi dare coesione alla società.
“Il futuro è davvero imperscrutabile”, diceva bene Ennio Flaiano con la sua graffiante ironia: “Ma se non sai nemmeno vedere, come pretendi di prevedere?”. E tuttavia dall’insieme delle opinioni espresse dall’autore e dai suoi interlocutori, si può trarre la conclusione che possiamo guardare al futuro dell’uomo e del nostro pianeta con un robusto filo di speranza. A patto di saper mettere in pratica alcuni metodi di lavoro e alcuni principi etici che potrebbero guidarci nell’oscurità del nostro futuro.
La prima regola che viene in evidenza è la necessità di adottare in pieno il metodo scientifico, un metodo che insegna a separare i fatti verificati (e sottolineo verificati) dalle opinioni, legittime ma soggettive. Un metodo che impone di vagliare le informazioni che si ricevono per arrivare a conoscere la realtà e quindi disperdere le paure verso il nuovo che ancora oggi sono profondamente connaturate nella specie umana.
Le macchine e l’intelligenza artificiale allargheranno il campo dei problemi che possono avere una soluzione, cioè quelli che oggi non riusciamo ad affrontare per la limitata capacità di calcolo sia dell’uomo che delle macchine finora inventate. Sia l’urbanista che l’ecologa sono d’accordo sul fatto che le città avranno un futuro e che non saranno come quella di Blade Runner. Però la nuova città deve essere compatta, connessa e digitalizzata. Sottolineo il concetto di “compatta”, cioè si deve sviluppare in altezza per avere una densità abitativa tale da poter meglio organizzare i servizi di trasporto, pulizia, sanitari ecc. Insomma bisogna poter fare i grattacieli e non combatterli come è avvenuto anche di recente in grandi città come Roma.
Ma questi cambiamenti basati sulla sempre maggiore presenza di macchine che sostituiscono la fatica umana, che problemi porteranno per il lavoro e quindi la distribuzione dei redditi e dei patrimoni? Ed a loro volta gli squilibri sociali potrebbero essere causa di rivolgimenti politici, oppure, saranno tanto grandi e tanto veloci che l’unica possibilità di governarli è quella di organizzarsi secondo regimi autoritari, se non dittatoriali, capaci di prendere decisioni che invece i regimi democratici, bisognosi di ricercare il consenso su ogni mossa, non sono in grado di adottare nei tempi giusti.
Problemi certo non facili da affrontare. E quindi entra in gioco il ruolo dell’informazione, non nel senso che deve trasformarsi in portavoce del potere, ma al contrario deve innalzare il più possibile la “qualità“ della propria informazione per essere credibile presso la pubblica opinione e per stimolare dibattiti e consenso sui cambiamenti che appaiono indispensabili per evitare rischi ed aprire la strada verso un futuro più sicuro. Purtroppo negli ultimi anni, dopo il crollo della diffusione dei quotidiani (che per oltre un secolo hanno dettato l’agenda politica), l’informazione si è mossa in direzione opposta. Si è dato spazio alle esigenze dello spettacolo al posto delle serie inchieste sulla situazione. Si potrà affermare una informazione più seria e responsabile? Forse sì, ma in questo caso gli aiuti pubblici dovranno essere, sia pur temporanei, ben indirizzati verso quei media che rispondono alle caratteristiche che l’informazione deve avere nelle società liberali.
Infine l’Italia. Salvatore Rossi che attualmente ricopre la carica di presidente di TIM, manifesta un cauto ottimismo, o meglio, visto che sul futuro non ha senso essere ottimisti o pessimisti, indica una strada da percorrere. Il nostro paese è famoso nel mondo perché sa unire il gusto del buon vivere ad una sapienza produttiva, tecnologicamente sofisticata. Bisogna quindi puntare sulla capacità di valorizzare i talenti, sulla formazione, sulla scienza in un ambiente ben gestito in cui si svilupperà una maggiore consapevolezza del valore dei beni comuni così da vincere l’egoismo distruttivo di quanti, ad esempio, mirano solo ad evadere il fisco ritenendosi furbi, senza capire che in questo modo minano la solidità dell’edificio comune nel quale tutti insieme possiamo trovare riparo dalle avversità del futuro.