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Indagine Mediobanca su grandi e medie imprese: l’industria vede la ripresa, il terziario soffre

INDAGINE MEDIOBANCA – Nella consueta analisi condotta dall’Ufficio Studi della merchant bank milanese, l’industria manifatturiera italiana dà segni di ripresa mentre il terziario continua a soffrire gli effetti della crisi – Gli investimenti crescono ma sono ancora lontani da quelli precedenti la crisi cominciata nel 2007

Indagine Mediobanca su grandi e medie imprese: l’industria vede la ripresa, il terziario soffre

Per l’industria e i servizi italiani anche nel 2014 abbonda il segno meno, ma la manifattura vede la ripresa grazie alla spinta dell’estero, mentre il terziario, chiuso nel recinto domestico, soffre ancora. E’ la fotografia scattata dall’Ufficio Studi di Mediobanca nell’indagine sui ‘Dati Cumulativi’ di 2055 società industriali e terziarie di grandi e medie dimensioni operanti in Italia. Sono incluse tutte le aziende con più di 500 dipendenti e il 20% di quelle di medie dimensioni e i dati si riferiscono alle sole attività esercitate nella Penisola. 

Il 2014 si è chiuso con un flessione del 2,2% delle vendite rispetto al 2013 per l’industria e i servizi, legata all’arretramento del mercato domestico (-4,3%) che la buona performance all’estero (+2,2%) non è riuscita a controbilanciare. La manifattura si è però distinta con +1,1%. I margini per l’aggregato sono aumentati del 2,5% in media rispetto al 2013, con punte del 23,3% nella manifattura. Restano in ogni caso lontani i livelli ante-crisi: la flessione del fatturato delle 2055 imprese è del 4,3% rispetto al 2008 e ancora più distanti sono i margini (-25,5%). Tra i segnali di ottimismo la performance delle medie imprese del manifatturiero, le uniche a tornare oltre i livelli pre-crisi (+3,4%). Da segnalare la ripresa degli investimenti (+9,1% sul 2013) e la ripresa di competitività del manifatturiero. Ma l’occupazione continua a pagare il conto (-1,1%), con un segno meno che dura dal 2008.

Sul fronte dei ricavi, ad andare in retromarcia nel 2014 sono state in particolare le imprese pubbliche, che accusano una flessione del -5,7%, legata ai settori del petrolio (-11,1%) e dell’Eeg (energia elettrica-gas) (-3,4%). Arretrano anche i privati (-1%), ma a causa del terziario (-2%). Nella manifattura (+1,1%) avanzano in particolare le aziende di grandi dimensioni (+4,8%), dove a trainare sono l’automotive (effetto FCA) e la moda. In evidenza anche i servizi pubblici tariffati (+3,1%) e i trasporti (+2,1%). Brillano inoltre i grandi contractor di opere pubbliche (+6,1%). La spinta alla manifattura viene dall’estero, con un progresso delle vendite del 2,7% nel 2014 che va a beneficio sia delle medie imprese (+2,7%) che delle medio-grandi (+4,5%) e delle maggiori (+3,8%). 

In positivo anche il pubblico (+3,8%), ma solo di riflesso al trading energetico che spinge il settore dell’Eeg a +29%. I cantieri esteri sono alla base della performance dei contractor di grandi opere (+14,6%) e la ripresa dei noli navali internazionali favorisce il comparto dei trasporti (+11%). Sul mercato interno la manifattura resiste (-0,4% nel 2014), aiutata dal +6,3% dei gruppi maggiori (anche in questo caso ‘effetto Fca’).

E’ invece evidente la flessione del terziario (-2,3%). Il segno è positivo per le local utilities (+3,1%) ed i trasporti (+0,6%), ‘protetti’ dalle tariffe, mentre le imprese pubbliche (-10%) accusano il colpo dell’andamento dei gruppi del petrolio (-12,7%) e dell’Eeg (-8,2%). Sul mercato domestico non brillano neppure i contractor di opere pubbliche (+0,1%). Sul fronte dei margini alcuni settori quali pelle e cuoio, alimentari, contractor, public utilities e il farmaceutico hanno già superato i livelli de 2007, mentre i prodotti per l’edilizia (-39%), l’editoria (367%) e le tlc (-24%) restano in piena crisi. 

Quanto agli investimenti, la manifattura ha fatto segnare +3,9% nel 2014, dopo +1% nel 2013, registrando anche la prima crescita della competitività dal 2010 (+5,2%) grazie all’aumento della produttività (+6,4%) superiore alla crescita del costo del lavoro (+1,7%). Il risultato è stato raggiunto, tuttavia, con misure di razionalizzazione (-1,2% l’occupazione) e andrebbe quindi consolidato con investimenti per l’innovazione.

In generale, gli investimenti delle maggiori società italiane sono lontane dai livelli pre-crisi, ma nel 2014 si è vista un’inversione di tendenza. Secondo lo studio, la variazione percentuale degli investimenti nel periodo 2005-2014 è -31,1%, ma il dato 2014-2013 segna un +9,1%. In dieci anni gli investimenti reali nel pubblico sono diminuiti del 43,7%; nel privato il dato è del -21,8%. Nel 2014 le società pubbliche hanno ripreso a fare investimenti (+12,1% sul 2013) così come le società private (+7,5%). 

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