Il deficit che dovrebbe toglierci il sonno non è tanto, o non solo, quello della finanza pubblica.
È un deficit che si annida nelle nostre teste e si sta propagando come la peste grazie ai social, un deficit di cui soffriamo un po’ tutti, e segnatamente gli attuali governanti. Si chiama “deficit metacognitivo”. Lo spiega bene Tom Nichols nel libro La conoscenza e i suoi nemici. L’era dell’incompetenza e i rischi per la democrazia, pubblicato in Italia da Luiss University Press.
La metacognizione è una “competenza chiave” e consiste nella “capacità di sapere quando non si è bravi in qualcosa, di arretrare di un passo, osservare ciò che si sta facendo e così rendersi conto che lo si sta facendo male”. È il concetto della “docta ignorantia”, il “So di non sapere” di Socrate, caro a Popper.
I bravi cantanti si accorgono quando stonano, i registi di talento sanno quando la scena di un film non funziona, i medici seri si rendono conto se un medicinale è inefficace. Chi non sa nulla di musica, di cinema o di medicina, non possiede questa capacità. Quando si confrontano un esperto e un ignorante, continua Nichols, si instaura un circolo vizioso: “Le persone che non sanno molto di una determinata materia non capiscono quando hanno a che fare con un esperto di quell’argomento. Ne nasce una disputa, ma chi non ha idea di come impostare un ragionamento logico non si rende conto di quando non riesce a farlo. In poche parole, l’esperto si sente frustrato e il profano insultato. Tutti se ne vanno arrabbiati”.
Più si è ottusi e incompetenti, più si è convinti di non esserlo. Due sociologi della Cornell University hanno fatto un’indagine, chiedendo a un campione di intervistati se conoscessero alcuni concetti della fisica o della biologia, tipo “fotone” o “Forza centripeta”. Ma nel questionario hanno messo anche termini inesistenti come “lastre di parallasse, ultra-lipidi o colarina”. E moltissimi sono cascati nel tranello, vantandosi di sapere perfettamente di cosa si trattasse. Un altro sondaggio ha dimostrato che i cittadini americani più favorevoli a un intervento militare in Ucraina sono proprio quelli che non sanno nemmeno collocare l’Ucraina sulla carta geografica.
E poi ci stupiamo che una ministra diplomata all’Istituto tecnico si permetta di rimbeccare un economista di calibro internazionale con battute tipo “Questo lo dice lei”, oppure “Ma lei sta scherzando!”. O che l’aver visto qualche video farlocco sui vaccini sia considerato un titolo sufficiente per dare lezioni a un illustre immunologo. Intendiamoci, il “deficit metacognitivo” non affligge soltanto gli ignoranti: ne soffrono anche persone di grande statura intellettuale. Il compianto Giovanni Sartori, che ci ha insegnato i fondamenti della scienza politica, in tarda età scriveva saggi e articoli di fondo sul clima e sulla demografia, temi dei quali, a essere generosi, non era propriamente un esperto. Ma a un Sartori si può anche perdonare qualche sconfinamento. A non poter invocare attenuanti sono gli ex-deejay che vogliono riformare il sistema giudiziario, o gli ex-venditori di bibite che pontificano sul mercato del lavoro e sullo spread.
La “metacognizione” dovrebbe diventare materia obbligatoria nelle scuole, e più ancora nelle università pubbliche e private (penso in particolare alla Link University, che a quanto pare è diventata la fucina dell’élite pentastellata). Ma qualche corso accelerato servirebbe anche ai conduttori dei talk-show, che la smettessero di invitare in trasmissione i metadeficienti, o deficienti metacognitivi.
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Dai competenti bisogna stare attenti ( fa anche rima) sopratutto in politica ed in economia, spesso fanno come i partner fedifraghi raccontano mezze verita' e cercano di piazzare la fregatura o la loro opinione schierata o meno , mentre spesso l'ignorante intuisce la fregatura ma .... non riesce a smontarla e si arrabia !!!