Il “Paolo Scaroni trust” compare nelle carte dell’inchiesta sulle attività di Saipem in Algeria. La procura di Milano sta indagando su presunte tangenti per 198 milioni di euro che la società del gruppo Eni avrebbe pagato al ministro algerino dell’energia Chekib Khelil e al suo entourage per ottenere otto grandi appalti petroliferi del valore complessivo di 11 miliardi di euro. I pm milanesi sospettano che una parte della presunta maxi tangente pagata in Algeria sia poi rientrata in Italia per andare ai manager del gruppo petrolifero.
I magistrati titolari del fascicolo hanno avviato accertamenti sul trust che vede come beneficiario l’ex amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, la moglie e i loro discendenti, in particolare con una rogatoria in Svizzera. I pm intendono scoprire l’origine di tutti i flussi di denaro in entrata del trust, per verificare se sia tutto di denaro di provenienza lecita.
I magistrati Fabio De Pasquale e Isidoro Palma avrebbero avviato rogatorie anche in Lussemburgo, Abu Dhabi, Algeria, Francia, Hong Kong, Singapore e Libano. L’ulimo Paese della lista è considerato il più importante ai fini dell’inchiesta. L’obiettivo è ricostruire tutti gli spostamenti del denaro pagato da Saipem alla Pearl Partners, basata a Hong Kong e controllata da Farid Bedjaoui, uomo di fiducia del ministro Khelil e intermediario tra gli algerini e i manager Saipem.
Oltre a Scaroni, sono indagati per corruzione internazionale l’ex amministratore delegato di Saipem Franco Tali, l’ex direttore operativo Pietro Varone, l’allora direttore finanziario Alessandro Bernini, l’allora direttore generale per l’Algeria Tullio Orsi e quello che all’epoca dei fatti era responsabile Eni per il Nordafrica Antonio Vella.
Stando agli atti dell’assemblea degli azionisti 2013 di Eni, il Paolo Scaroni Trust risulta costituito nel 1996, contestualmente al trasferimento di Scaroni in Gran Bretagna per ricoprire la carica di amministratore delegato della Pilkington. Secondo l’ex numero uno del cane a sei zampe, il trust è servito per amministrare e raccogliere quanto guadagnato all’estero.
Come risulta da documentazione della Banca d’Italia che ha ispezionato la Camperio Sim, di cui il trust era cliente, al momento del rimpatrio in Italia della maggior parte dei fondi del trust, il valore era di circa 13 milioni di euro e oltre 11 milioni furono scudati (al lordo dell’imposta del 5%) con lo scudo fiscale ter. La maggior parte degli 11 milioni scudati sono stati poi reinvestiti nella Immobiliare Cortina srl, che al momento dell’ispezione di Palazzo Koch risulta al 100% di Paolo Scaroni.