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Incendi: l’Italia brucia, la politica finisca di nascondersi

Photo by Adam Wilson on Unsplash

Sono lo specchio di un Paese che ha scarsa considerazione di sé, quantomeno dal punto di vista ambientale. Gli incendi, i danni ingenti al territorio, le devastazioni di questi giorni stupiscono qualcuno? Chi? Dove? L’ondata di calore straordinaria è calata su un corpo malato, assistito (si fa per dire) da medici impreparati o colpevoli. L’Italia degli anni Duemila, Dieci e Venti è sostanzialmente la stessa degli anni Novanta. Con interi pezzi di territorio abbandonati da uomini, poteri e speranze. Districarsi nel labirinto di leggi, regolamenti, norme, comitati, per capire cosa è stato organizzato ma non fatto è più complicato che uscire dal labirinto di Cnosso.

Lutti e tragedie hanno battuto il tempo ingrato di ritardi, sprechi, ruberie e scandali di ogni tipo. Gli scienziati italiani sono tra i più apprezzati al mondo con laboratori e centri di eccellenza all’avanguardia, eppure la politica si dedica a loro con cadenza inversamente proporzionale agli sconvolgimenti ambientali e climatici.

Prevenire gli incendi si può? Non sempre. Ma sapere che pezzi di Sicilia, Sardegna e altre regioni vanno protetti – sempre – è compito della buona amministrazione. Non ci può essere indulgenza per non aver saputo mettere in cima alle cose da fare la conservazione della terra su cui poggiamo i piedi. Le statistiche ogni anno indicano percentuali in salita di Paese a rischio.

Il contrappasso di tanta negligenza sta dentro i soldi che il governo Draghi ha dovuto prevedere per la tutela del territorio contro calamità di ogni genere. Draghi non è un mago e gli italiani saggi non credono alle fantasticherie o a miracolose azioni da pompiere. Però sanno riconoscere chi intende fare le cose seriamente, per rendere l’Italia di oggi diversa da quella degli anni Novanta. A incendi spenti.

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Categories: Politica