Altro che rialzo dei tassi. I dati in arrivo dall’economia Usa stanno costringendo gli “strategist” delle banche d’affari a rifare i conti alla luce di un peggioramento della congiuntura che pare assai più marcato del previsto: a maggio le nuove assunzioni nel settore privato sono scese a 38mila, contro un’attesa di 179 mila. Intanto l’indice Ism, che misura l’andamento dell’industria manifatturiera è sceso a quota 53,5 contro 60,4 ad aprile (57,1 le previsioni).
Il risultato? Per la prima volta da dicembre il Treasury decennale tratta ad un rendimento inferiore al 3 per cento mentre l’euro risale (1,4415) sulla moneta Usa grazie alle notizie sulla conclusione, forse entro domani, dell’accordo su nuovi prestiti ad Atene. Il condizionale, però, è d’obbligo: in mattinata la Frankfurter Allgemeine aveva gelato i mercati riferendo di un irrigidimento del Fmi ma la notizia è stata presto superata da un’altra di segno opposto che parlava di accelerazione delle trattative.
Infine, a completare il quadro globale, il dato Pmi sull’industria manifatturiere cinese conferma che la locomotiva d’Oriente sta perdendo velocità: l’indice è sceso al livello più basso degli ultimi nove mesi.
La cornice macro spiega il rallentamento dei mercati, sia in Europa che nella prima parte di seduta a Wall Street: in Piazza Affari l’indice Ftse/Mib accusa a pochi minuti dalla chiusura un ribasso pari all’1,23%; stessa variazione a Parigi e Francoforte, Londra invece perde l’1,26. Negli Usa ribasso in fotocopia per il Dow Jones (-1,23%) , va meglio il Nasdaq (-0,71%).
LE BANCHE TORNANO SOTTO TIRO
L’altalena di rumors e dati in chiaroscuro spiega perché, nonostante il clima più sereno sul fronte dell’eurozona, nel comparto bancario sia tornato a dominare l’Orso. A guidare il ribasso è stata Banca Mps (-6,6%) su cui ha pesato il collocamento, curato da Goldman Sachs, di uno stock di 450 milioni di privilegio detenute dalla Fondazione. I titoli, così come prevede lo statuto, sono automaticamente convertiti in ordinari al momento della cessione. Soffrono anche il Banco Popolare (-3,5%), Banca Intesa (-3%) e Unicredit (-2,1%). Una nota particolare la merita Bpm (-2,1%) , causa il conflitto sulle deleghe tra gli “Amici di Bpm”, che controlla la maggior parte dei voti in assemblea, e la Banca d’Italia che chiede di aumentare le deleghe da 3 a 5 per ogni partecipante.
FIAT GIOCA LA CARTA RUSSA
Si ferma la corsa di Fiat (-1,69%) che, a partire da oggi consolida i conti Chrysler. Ma le novità, una volta tanto, arrivano da Est. Entro sera il Lingotto firmerà finalmente l’accordo con il ministero dell’Economia russa che permetterà al gruppo di tornare a produrre in uno dei mercati più promettenti. La notizia arriva dal responsabile auto del ministero dell’Economia Dmitry Levchenkov, che ha aggiunto che quattro produttori di auto esteri e i loro partner hanno raggiunto un accordo per investire complessivamente 5 miliardi di dollari. Per la Fiat, in particolare, l’impegno (sostenuto dagli incentivi previsti dalla legge russa) è per 1,1 miliardi di investimenti per un impianto capace di assemblare 120 mila veicoli l’anno.
Secondo Automotive News Europe Fiat avrebbe in programma di lanciare una berlina compatta in Cina e in Russia sulla base della nuova Dodge Caliber che sarà introdotta negli USA il prossimo gennaio. La berlina in questione andrà in produzione in Cina nella seconda metà di quest’anno mentre non è stato comunicato quando avverrà il lancio in Russia.
A questa versione seguirà alla fine del 2013 il lancio di un’altra berlina sempre in Cina e in Russia, che utilizzerà la piattaforma della Dodge Avenger che debutterà negli Stati Uniti lo stesso anno.
Alcuni titoli industriali, comunque, si sono distinti al rialzo in una giornata negativa. In particolare, dopo i giudizi lusingheri di Berenberg, (target price alzato a 11 euro) sale Brembo (+1,4%) . Da rilevare anche l’exploit di Nice (+25) e della multinazionale tascabile bresciana Sabaf (+3.3%.
TOD’S, IL LUSSO RIALZA LA TESTA
In attesa del prezzo di collocamento di Prada, che verrà svelato lunedì prossimo ad Hong Kong, il lusso riprende quota grazie al “rivale” Diego Della Valle. Il titolo Tod’s (+2,63%) guida la classifica dei rialzi delle blue chips. Intanto, negli Usa, Deutsche Bank taglia l’outlook di Tiffany ( da buy a hold) dopo i forti rialzi seguiti ad una trimetsrale assai superiore alle previsioni.