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In pensione con quota 100, ecco il decreto: guida in 6 punti

FIRSTonline

Il decreto su quota 100 e reddito di cittadinanza è pronto e sarà approvato in settimana dal Consiglio dei ministri. La novità sulle pensioni riguarda gli iscritti a tutte le gestioni Inps, che potranno scegliere di ritirarsi dal lavoro con almeno 62 anni di età e 38 di contributi. Il requisito anagrafico sarà adeguato agli incrementi della speranza di vita e il primo aumento scatterà nel 2021.

Ma al di là di questi due paletti, cosa prevedono le nuove regole sul pensionamento anticipato? Ecco le risposte ad alcuni dei principali dubbi.

1) Quanto bisogna aspettare per ricevere la pensione con quota 100?

Per chi sceglierà il ritiro anticipato, le prime pensioni legate a quota 100 saranno pagate il 1° aprile 2019: da questa data avranno diritto all’assegno le persone che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2018. Tutti gli altri inizieranno a ricevere la pensione “trascorsi tre mesi dalla maturazione dei requisiti stessi”, si legge nel decreto.

2) Cosa cambia per i dipendenti pubblici?

Per loro le finestre di uscita hanno una cadenza meno vantaggiosa. I dipendenti pubblici che maturano i requisiti entro il 31 marzo 2019 hanno diritto alla pensione dal 1° luglio, mentre chi non rientra in questa finestra incasserà il primo assegno sei mesi dopo la maturazione dei requisiti. Il decreto precisa inoltre che la domanda di pensionamento anticipato con quota 100 “deve essere presentata all’amministrazione di appartenenza con un preavviso di sei mesi”.
Non solo: i dipendenti pubblici che andranno in pensione con quota 100 riceveranno la liquidazione, cioè l’indennità di fine servizio, diversi anni dopo l’inizio del pensionamento e cioè in concomitanza con l’età prevista per la pensione di vecchiaia. Tuttavia, le amministrazioni possono stipulare convenzioni con le banche per “l’erogazione anticipata dell’indennità”.
Infine, per il personale del comparto scuola e Afam si applica la regola prevista dalla legge 449 del 1997 (articolo 59, comma 9), in base a cui “la cessazione dal servizio ha effetto dalla data di inizio dell’anno scolastico e accademico, con decorrenza dalla stessa data del relativo trattamento economico nel caso di prevista maturazione del requisito entro il 31 dicembre dell’anno”.

3) Fino a quando si potrà andare in pensione con quota 100?

La misura viene introdotta “in via sperimentale per il triennio 2019-2021”, si legge ancora nel provvedimento. Fra tre anni, perciò, il governo valuterà se confermare la normativa, modificarla o eliminarla.

4) Si può andare in pensione anche a meno di 62 anni, purché la somma con gli anni di contributi sia 100?

No. Il requisito anagrafico (62 anni) e quello contributivo (38 anni) sono due soglie minime da rispettare contemporaneamente. Di conseguenza, chi ha 63 anni andrà in pensione con quota 101 (63+38), mentre per i 64enni l’asticella salirà a quota 102 (64+38) e così via.
Tuttavia, il decreto prevede anche che i fondi di solidarietà bilaterali gestiti da imprese e sindacati possano finanziare volontariamente, fino a un massimo di tre anni, la contribuzione che manca a un lavoratore per arrivare a quota 100. In questo modo, quota 100 diventerebbe quota 97, perché si potrebbe andare ni pensione con 59 anni di età e 38 di contributi. Questo scivolo aggiuntivo, però, sarebbe attivabile solo se il lavoratore, nell’arco di tre anni, sarebbe comunque riuscito a raggiungere quota 100 con le proprie forze. Un’altra condizione è che l’azienda, a fronte dell’uscita, assuma un altro lavoratore o stabilizzi un precario.

5) Chi va in pensione con quota 100 riceve un assegno più basso?

Il decreto non prevede penalizzazioni, ma chi va in pensione con quota 100 versa meno anni di contributi, perciò è chiaro che riceverà un assegno più basso di quello che avrebbe incassato smettendo di lavorare più tardi, con un normale pensionamento di vecchiaia. Secondo i calcoli dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, il taglio dell’assegno cresce “da circa il 5% in caso di anticipo solo di un anno a valori oltre il 30% se l’anticipo è di oltre 4 anni”.

6) Chi riceve la pensione con quota 100 può lavorare?

No. La pensione incassata con quota 100 non è cumulabile con redditi da lavoro dipendente o autonomo, “ad eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale – prosegue il decreto – nel limite di complessivi 5.000 euro lordi annui”. Il divieto resta in vigore “fino alla maturazione dei requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia”. Cioè, con le regole attuali, fino all’età di 67 anni.

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