La Lituania è stato l’unico Stato membro dell’area dell’euro a non aver registrato un calo del Pil reale nel primo trimestre dell’anno. Misure per arginare la pandemia di Covid-19 e incertezza generale sono entrate in vigore nel secondo trimestre, quando il Pil reale si è contratto del 5,9% e dove ha pesato soprattutto il calo della domanda interna. I consumi privati sono stati notevolmente influenzati dalla chiusura della maggior parte dei negozi al dettaglio e del comparto ristorazione durante il blocco, mentre un calo degli investimenti era già stato registrato nel quarto trimestre 2019.
Allo stesso tempo, le esportazioni nette sono diminuite in misura minore rispetto alle importazioni: una delle ragioni della resilienza dell’export arriva dalla relativa stabilità della domanda estera per i prodotti a minore valore aggiunto che rappresentano una quota considerevole della produzione industriale lituana. In linea generale, si può affermare che le misure di contenimento tempestivo del virus all’inizio della pandemia hanno aiutato l’economia nel suo complesso. In risposta alla crisi Covid-19, lo scorso marzo il governo ha adottato un pacchetto di stimoli di grandi dimensioni e ha aggiunto ulteriori misure più avanti nel corso dell’anno.
Coface prevede che la spesa aggiuntiva, rappresentata principalmente da varie sovvenzioni, benefici e investimenti, sarà pari a quasi il 6% Pil nel 2020. Nel complesso, l’aumento delle spese e si prevede che gli stabilizzatori automatici disavanzo delle amministrazioni pubbliche all’8,5% del Pil. Mentre la maggior parte delle misure correlate al Covid-19 scadono alla fine di quest’anno, il progetto di bilancio 2021 contiene nuove misure di spesa pari a quasi il 2% del Pil. Ad esempio, il governo ha deciso di aumentare i salari nel settore pubblico e ha anche suggerito alcune modifiche legali che consentirebbero l’indicizzazione delle pensioni, non contemplata dalle regole vigenti.
Nel complesso, a causa della graduale riduzione dello stimolo, il deficit nel 2021 è previsto pari al 6% del Pil, di cui 1,5% dovrebbe essere eventualmente finanziato dagli strumenti di recupero e resilienza. A causa degli elevati disavanzi previsti, il rapporto debito/Pil dovrebbe aumentare dal 35,9% del 2019 a circa il 47,3% nel 2020 e poi ulteriormente al 50,8% l’anno prossimo.
I consumi privati hanno iniziato a riprendersi già maggio, mentre la produzione industriale ha registrato una ripresa considerevole in giugno. Questa tendenza positiva è continuata nel terzo trimestre ed è confermato da miglioramenti negli indicatori di fiducia. Secondo le previsioni della Commissione Europea che parlano di buoni risultati attesi nel settore agricolo, il Pil reale nel terzo trimestre dovrebbe riportare un nuovo rimbalzo. Tuttavia, il recente aumento delle infezioni da Covid-19 e le misure adottate per combatterlo sono destinata a pesare sugli indicatori economici: ecco allora che quest’anno per il Pil reale si prevede una riduzione di circa il 2,25%.
Le esportazioni, compresi i servizi di trasporto, sono stati un importante fattore di crescita per la economia negli ultimi tre-quattro anni. Tuttavia la fragile situazione del commercio internazionale e i requisiti delle riforme UE nel settore dei trasporti su strada dovrebbero allentare questa tendenza nei prossimi anni. Aumenti più lenti del salario minimo nel settore pubblico e restrizioni legate al Covid-19 rappresentano le cause del minore dinamismo dei consumi nel breve termine. Tuttavia, l’accelerazione degli investimenti dall’UE e ulteriori progetti avviati dal governo in risposta alla crisi dovrebbero portare a l’aumento degli investimenti lordi complessivi. Nel complesso, si prevede la crescita del Pil della Lituania raggiungere il 3% nel 2021 per poi rimanere al di sopra del 2,5% l’anno successivo.
Nel 2020, la bilancia dei pagamenti correnti dovrebbe mostrare un piccolo disavanzo: sebbene la moderazione della domanda interna limiterà le importazioni, il calo della domanda dell’UE peggiorerà il disavanzo delle merci. L’avanzo commerciale (2,3% nel 2019) generato dall’elevato livello delle esportazioni di servizi, in particolare turismo e trasporto su strada, dovrebbe pertanto diminuire. I trasferimenti (2,2% del Pil), composti principalmente da rimesse e fondi europei, pur mantenendosi costanti, non compenseranno il disavanzo di reddito (5,3%), attribuibile all’elevato stock di investimenti diretti nel Paese (25% del Pil). Non si prevedono grossi cambiamenti per quanto riguarda gli investimenti esteri di portafoglio.
La migrazione netta è stata positiva per la prima volta nel 2019 ed è molto probabile che lo sia di nuovo nel corso di quest’anno, anche se è ancora presto per parlare di un’inversione del tendenza. Allo stesso tempo, il lockdown e la situazione epidemiologica relativamente migliore rispetto a molti altri partner europei potrebbe ridurre leggermente l’emigrazione nel 2020. La pandemia ha comunque messo a rischio una serie di posti di lavoro, soprattutto nel settore dei servizi: la disoccupazione è in aumento dal 6,1% di gennaio al 9,6% di agosto. Per mitigare la situazione, la governo ha introdotto una serie di misure per proteggere l’occupazione e fornire ulteriore sostegno per le persone in cerca di lavoro: secondo le previsioni è destinata a diminuire dall’8,9% del 2020 all’8,0% il prossimo anno e dovrebbe continuare a calare nel 2022.
Nel complesso, l’inflazione è prevista quest’anno stabilirsi all’1,3%, per salire rispettivamente all’1,5% e 1,7% nel 2021 e nel 2022 grazie alla ripresa economica. Secondo il bilancio approvato dal governo, le entrate sono destinata ad aumentare in modo significativo (9%), quasi allo stesso ritmo della spesa (8%). Il disegno di legge prevede un aumento delle accise su liquori duri, tabacco e carburante, con l’esenzione dalle accise sul gasolio utilizzato per il riscaldamento; allo stesso tempo, viene ampliata la base imponibile immobiliare ed è introdotta una tassa sulle auto inquinanti. Il pacchetto fiscale comprende anche proposte per tassare le attività di enti creditizi e catene di vendita al dettaglio per rallentare l’aumento della soglia di non imposizione.
L’obiettivo dichiarato è quello di accumulare riserve (fino a 1,6 miliardi di euro nel 2020, pari al 3,3% del Pil) e ridurre il debito pubblico, il 75% del quale è detenuto da non residenti e quasi il 30% è denominato in valuta estera. Questa la composizione del debito estero lordo della Lituania (75,7% del Pil nel 2018) deve essere considerata alla luce della sue composizione: Stato (39%), Banca Centrale (27,5%), banche (11%), società non finanziarie (26%), attività detenute all’estero dal Paese (84% del Pil).
Dopo una vivace performance nel 2019, la crescita dovrebbe rallentare nel 2020, dal momento che inizia a muoversi verso il proprio livello potenziale. Si prevede che i consumi privati (due terzi del Pil), i principali contributori alla crescita, resteranno forti grazie all’aumento del reddito, all’indicizzazione delle pensioni, ai salari minimi più elevati e a un mercato del lavoro vivace. Il mercato del lavoro beneficia del miglioramento del livello storicamente elevato di immigrazione, che dovrebbe superare il livello altrettanto elevato di emigrazione. Allo stesso tempo, la stretta del mercato del lavoro e l’aumento del salario minimo, elevato rispetto alla produttività, avranno un impatto negativo sulla competitività delle imprese e di conseguenza sulle esportazioni (80% del Pil) in uno scenario che vede un aumento delle tensioni commerciali internazionali.
Gli investimenti (quasi il 20% del Pil), compresi quelli finanziati dall’UE, dovrebbero continuare a un ritmo simile nel 2020. Si prevede che gli investimenti privati in attrezzature e proprietà intellettuale rimarranno un importante motore di crescita, dal momento che le imprese continuano ad affrontare carenze di manodopera ed elevati tassi di utilizzo della capacità produttiva. Si prevede che l’edilizia residenziale contribuirà alla crescita degli investimenti in misura minore a causa delle condizioni di finanziamento meno favorevoli.