È una nobile tradizione che nasce a Napoli, con il caffè. Si entra in un bar, si consuma una tazzina di ristretto e se ne pagano due, così che un altro avventore, probabilmente meno danaroso, possa avere l’opportunità di gustarsi un bell’espresso. Il buon esempio funziona, l’idea del caffè “pagato” è sempre piaciuta ed è emigrata fino a Parigi o forse anche più in là, perché contiene in sé la giusta dose di dolce e amaro, la poesia del regalo allo sconosciuto e il bisogno di qualcuno di trovarsi un caffè offerto.
E l’idea di un libro? Per ora sembra attecchire con altrettanta leggerezza, anche se è indubbiamente più costosa.
La proposta è stata lanciata dai librai, visto il suo indubbio contenuto commerciale. Non c‘è niente di male in questo, i tempi sono difficili e il gesto non perde di fascino, resta magico e fantasioso, in sintonia con l‘oggetto del dono. La paternità invece non è chiara: si va dalla libreria Ex Libri Caffè di Salerno, alla Modus Vivendi di Palermo, a “il mio libro di Milano”, comunque sia il tema è stato fatto proprio anche da una grande catena, come La Feltrinelli, e trasformato in una promozione commerciale a termine.
Il successo dell’iniziativa in tutto lo stivale è stato decretato invece dal passa parola, soprattutto via web, con l’hashtag #librosospeso, o sui blog e siti di cultura. Il sito www.malacopia.it, laboratorio creativo di idee e produzione letteraria, si propone di completare una mappa di tutti i librari che aderiscono alla proposta, in modo che chi ha bisogno di un libro e non può comprarselo possa tentare la strada del “sospeso” e chi invece ha voglia di donarlo sappia dove poterlo fare.
Se la lettura diventa un gioco di società tutti ne trarranno vantaggio, in un momento in cui l’editoria soffre e alcuni lettori devono tagliare le spese.
Come funziona dunque questo dono? Si va in libreria, si compra un libro e se ne lascia pagato un altro a chi si vuole: al visitatore numero x o y; al lettore che abbia certe caratteristiche; a chi deciderà il libraio. Volendo si può lasciare una dedica sulla prima pagina e persino un indirizzo, se si spera di coltivare nuove amicizie e passioni letterarie comuni.
Qualche libraio suggerisce dei correttivi: lasciare il “sospeso” a giovani fino ai 18 anni, per stimolare una fascia di età piuttosto refrattaria alla lettura su carta; scegliere un libro che ci piace e regalare quello; mettere o non mettere la dedica. Chi vende i libri online, come www.infinitoedizioni.it abbina il “sospeso” a una serie di sconti. La Feltrinelli dal 23 aprile al 5 maggio detta i suggerimenti per mettere in atto la buona pratica.
Al di là di tutti questi binari sarebbe bello, forse, che il libro restasse fedele al suo nome, “sospeso”, in attesa di chi ne fa richiesta, senza se e senza ma e senza vagheggiare di futuri incontri, che sono sempre un terreno un po’ scivoloso. Un gesto generoso, come il caffè. Una specie di “buono” a copertura totale o parziale del costo di un libro che il beneficiario possa persino scegliere, perché è bello regalare un romanzo che ci è piaciuto, ma è anche bello regalare semplicemente un libro. Proprio come il caffè infatti bisogna ricordare che ognuno lo ama a modo suo, lungo, ristretto, dolce, amaro. Quello che conta è che lasci sempre un buon sapore in bocca.