Sono passate poche ore da quando Zlatan Ibrahimovic è apparso sorridente, attorniato da qualche centinaio tra tifosi e turisti, sotto l’ombra della Tour Eiffel brandendo la casacca blu scuro del Paris Saint Germain e esibendosi nei palleggi di rito. Ibrhaimovic ha deciso di non risparmiarsi nessuna ipocrisia quando in modo sornione ha dichiarato che giocare a Parigi è per lui “un sogno che si realizza”. D’altronde il discusso centravanti svedese percepirà un ingaggio di circa 14 milioni di euro, cifra da sogno anche per una rock star, un capo di stato (Ibra guadagna 90 volte lo stipendio di Hollande) un attore affermato e un calciatore. Come biasimare, dunque, il ragazzone di Malmo, che si è trovato catapultato dal tepore milanese a una realtà onirica fatta di petroldollari, eleganti manager poliglotti dalle mani bucate, campioni e bidoni che neanche la penna del romanziere più visionario avrebbe saputo partorire.
Mente Ibra vive il suo sogno, sotto gli occhi sbigottiti di un’opinione pubblica scioccata, infuria la polemica a tutti i livelli della società dal bar dello sport alle stanze dell’Eliseo. Il ministro del bilancio Jerome Cahuzac ha definito “indecenti” le cifre dell’affare definendo Zlatan “un esempio sbagliato” e evidenziando quanto siano stridenti i termini dell’accordo con la situazione economica della Francia. L’ex ministro dello Sport gaullista, Bachelot, che ha ricordato come il calcio francese sia fatto di piccole realtà che faticano a sbarcare il lunario, si è dichiarata “disgustata e indignata” trovando la sponda del attuale ministro socialista Fourneyron. La condanna a Ibrahimovic sembra mettere d’accordo tutti ma siamo sicuri che tutto questo denaro sia stato versato in vano?
A dire il vero il governo francese non dovrebbe trovare in questa vicenda solo una ragione per fare delle polemiche. Se Hollande manterrà le promesse fatte in campagna elettorale, alzando l’aliquota per i redditi sopra il milione di euro al 75%, la cifra che il Psg dovrà sborsare al fisco francese diventerà astronomica. Il contratto di Ibrahimovic, come di solito si fa per i calciatori, prevede infatti una retribuzione calcolata al netto. Questo vuol dire che, se la tassa di Hollande, che è già stata battezzata dai media francesi come “Tassa-Ibra”, entrerà in vigore, la società parigina dovrà pagare più di 40 milioni di euro l’anno solo per il contratto dell’attaccante. Praticamente è la cifra necessaria per acquistare un top player, che farebbe comodo a qualsiasi squadra italiana e europea. Si tratta di una vera e propria stangata anche per le tasche senza fondo dello sceicco Al Thani, che con l’aiuto del suo poco parsimonioso personal shopper Leonardo, ha già riempito le casse dei club italiani con 200 milioni di euro in due anni.
Qualcuno può trovare motivi per gioire nella tanto discussa vicenda Ibra. Lo sceicco del Psg, dopo aver fatto felice Zamparini la scorsa estate, ha fatto sorridere anche i propri tifosi, Mino Raiola, Ibrahimovic, l’erario francese e il Milan, che può fare cassa. A rimanere delusi, invece, sono gli appassionati di uno sport che sembra devastato dai suoi eccessi. Sembra ancora una volta negata la massima che sostiene che con i soldi non si possa comprare la felicità, non resta che sperare di andare a lavorare per il Paris Saint Germain.