I dati sul mercato del lavoro Usa comunicati venerdì mattina erano generalmente positivi, eccetto per un dato su cui, con ritardo, si è appuntata l’attenzione di analisti e operatori: i salari orari, che sono caduti di 4 centesimi, la riduzione più forte da quando sono state rilevate quelle statistiche. Questo dato, che potrebbe ben essere un caso isolato e veniva dopo un forte aumento del mese precedente, ha portato all’indebolimento del dollaro, dato che sembra presagire un’inflazione che rimarrà bassa per più tempo del previsto e quindi una crescente riluttanza da parte della banca centrale all’aumento dei tassi.
La borsa giapponese registra un leggero aumento, con lo yen che guadagna qualcosa sul dollaro, a 118,2. A Shanghai invece l’indice perde il 2%, proseguendo una correzione che tuttavia lo mantiene al vertice della Hit Parade delle borse. Anche l’euro profitta della debolezza del dollaro e segna 1.185. Il dato più appariscente della giornata è tuttavia il prezzo del greggio, che è tornato a scendere, con il Brent che si indebolisce di più ancora e quota sotto i 50 $/b (47,5 il WTI, 49,2 il Brent). Il rublo scende, a 61,5 contro dollaro. Forte l’oro, a 1226 $/oncia. Stabili i futures su Wall Street.