La campagna dividendi di Wall Street si annuncia difficile. Il dossier Grecia rischia di complicarsi ancor di più con la visita di Alexis Tsipras a Mosca. E sullo scacchiere del Medio Oriente si sprecano le situazioni roventi. Infine, dal rapporto di primavera del Fondo Monetario emergono previsioni fosche sull’economia globale: la crescita, di qui al 2020, non supererà in media l’1,6%; le economie sviluppate non riusciranno a ritrovare un tasso di sviluppo più elevato mentre gli emergenti, Cina in testa, rischiano una pesante frenata.
Eppure, in mezzo a tante incognite, il Toro ha galoppato un po’ su tutti i mercati, specie in Europa. Wall Street, infatti, ha frenato nel finale dopo una seduta positiva: l’indice Dow Jones arretra dello 0,05%, S&P500 -0,21%, Nasdaq -0,14%. Dalla Fed arrivano nuovi segnali morbidi: il governatore Kocherlakota si è spinto a dire che non prevede aumenti dei tassi fino al 2016. Partenza in lieve rialzo per i listini asiatici.
IGT (EX GTECH) TRIONFA A WALL STREET. FCA MULTATA IN USA
La notizia più clamorosa l’ha data il Wall Street Journal: Shell è in trattativa per un merger con BG ad un valore “senz’altro superiore” ai 46 miliardi di valore di Borsa segnato ieri.
Sul fronte societario avanza FedEx (+3,9%) dopo avere annunciato un’offerta amichevole per acquistare la concorrente olandese TNT Express per 4,4 miliardi di euro.
General Motors cede l’1,8%: il governo del Canada venderà 73,4 milioni di azioni della casa di Detroit, eredità del salvataggio del 2009, (4,5% del capitale) a Goldman Sachs. Di riflesso Ford scende dell’1%.
La giornata negativa dell’auto Usa ha pesato su Fiat Chrysler (-1,13%), multata per 150 milioni di dollari in Usa per lo scoppio di una Grand Cherokee del 1999. alla Borsa di Milano). Bene invece Cnh Industrial (+2,35%).
La pattuglia italiana sul listino Usa si è arricchita ieri con l’esordio dell’ex Gtech, fusa con la controllata americana Igt. Il debutto del colosso del gaming di casa De Agostini è stato trionfale: +8%.
Il dollaro si rafforza a 1,086 contro l’euro, da 1,092 della chiusura precedente.
PIAZZA AFFARI AL TOP DAL GENNAIO 2010
Le Borse europee hanno chiuso la seduta in forte rialzo al traino del boom dei titoli petroliferi e grazie alle buone notizie macroeconomiche: i dati Pmi della zona euro hanno confermato il buono stato di salute della ripresa europea.
In attesa della riunione di Bruxelles e, soprattutto, dell’esito della trasferta a Mosca di Alexis Tsipras, i mercati hanno apprezzato la conferma che Atene pagherà giovedì i 456 milioni in scadenza con il Fondo Monetario. Però il piano presentato da Varoufakis alla Ue non convince ancora.
A Milano l’indice FtseMib è salito ieri dell’1,7%, a quota 23.706, un livello che non toccava dal gennaio 2010. Nessuna sorpresa dalle linee guida del documento di Economia e Finanza approvato ieri dal consiglio dei ministri. La Borsa di Parigi ha guadagnato l’1,5%, Francoforte +1,3%. JPMorgan ha confermato la propria visione positiva sull’azionario globale e la preferenza dei titoli europei rispetto a quelli americani.
BTP, SPREAD A 106. I BONOS SPAGNOLI SCENDONO SOTTO ZERO
Buone notizie anche per il mercato del debito. Il differenziale di rendimento tra decennali italiani e tedeschi registra un lieve restringimento a 106 punti base contro i 108 della chiusura dell’ultima seduta, quella di giovedì scorso. In calo anche il tasso sul Btp a 10 anni, all’1,238% da 1,257% dell’ultima chiusura.
All’asta dei titoli spagnoli, per la prima volta, un titolo è sceso in terreno negativo: è il Bonos a due anni, assegnato a -0.019%.
VOLA SAIPEM, L’ENI AVVANTAGGIATA DALL’INTESA CON L’IRAN
Sulla ribalta sono saliti i titoli petroliferi. In grande evidenza Eni (ieri +3,86%) e gli altri titoli legati all’energia, in linea con lo stoxx europeo del settore petrolifero (+4,09%). In testa alla graduatoria c’è Saipem (+6,7%), dopo l’annuncio che la controllante Eni proporrà Stefano Cao come nuovo ad della società di ingegneristica nella prossima assemblea, manager apprezzato dagli investitori internazionali. Tenaris +4,4%. In controtendenza Saras cede il 3,81%.
I titoli del comparto hanno replicato il forte rialzo registrato lunedì dai prezzi del greggio, dopo l’accordo sul nucleare con l’Iran. Secondo gli esperti, l’afflusso sul mercato del petrolio iraniano non sarà rapidissimo e si dovrà aspettare il 2016 per vedere gli effetti concreti. Pesa anche l’annuncio dell’Arabia Saudita, che aumenterà il prezzo del greggio venduto in Asia per il secondo mese consecutivo.
Mediobanca Securities ha già fatto una prima valutazione degli effetti dell’accordo sul nucleare iraniano sul cane a sei zampe: “Un ammorbidimento delle sanzioni potrebbe portare a futuri nuovi accordi nel Paese e a una potenziale accelerazione del pagamento dei crediti ancora detenuti dalla società”, dice il broker. L’ammorbidimento delle sanzioni, fa notare Mediobanca, potrebbe portare a futuri nuovi accordi nel Paese e a una potenziale accelerazione del pagamento dei crediti ancora detenuti dalla società (qualche centinaio di milioni di euro).
MAIRE E LANDI RENZO, BUONI AFFARI IN MEDI ORIENTE
Anche le medium e small caps del made in Italy cercano di trarre vantaggio dal grande risiko dell’energia. Maire Tecnimont avanza dell’8% dopo avere vinto una commessa da 350 milioni di euro in Azerbaijan.
Ancora più rilevanti i benefici per Landi Renzo (hold, target price 1,18 euro) che avanza del 7,4% nella prospettiva di poter riavviare i contatti con Teheran, Paese ove ha registrato fatturati di grande rilievo fino all’embargo. La società emiliana, spiega un report di Equita “dal 2012 ha registrato una fortissima contrazione del fatturato in Iran a causa delle sanzioni. Ma il management ha recentemente sottolineato che in Iran sono riprese le forniture di impianti a gas con alcuni costruttori europei che stanno rientrando nel mercato”.
CDP IN A2A? IL MERCATO DICE SI’
Grande giornata ieri anche per le utility: Enel+ 2%, Terna +1,2%, Snam +1,9%. A2A effettua un balzo del 4,2%. Il Fondo Strategico Italiano (controllato da Cassa Depositi e Prestiti) potrebbe entrare nel capitale attraverso un aumento di capitale di 170-180 milioni , diluendo così la quota detenuta dal Comune di Milano e da quello di Brescia al 40-42% dall’attuale 50%. Banca Imi, così come Kepler Cheuvreux, valuta positivamente l’eventuale discesa dei Comuni nel che potrebbe favorire le operazioni di M&A.
Su anche Iren (+3,28%): Banca Imi che ha alzato il prezzo obiettivo sul titolo da 1,38 a 1,58 euro, confermando la raccomandazione buy sulle indiscrezioni secondo cui il Fondo strategico italiano (Cdp) potrebbe entrare nel capitale attraverso la sottoscrizione di nuove azioni.
Corrono i titoli del risparmio gestito, sostenuti dal giudizio positivo di Goldman Sachs. Avanzano Azimut (+4,1%) e Mediolanum (+3,2%). Bene anche Banca Generali e Fineco.
Doccia fredda da Bruxelles sul settore del credito. Il commissario alla Concorrenza ha avviato un’indagine conoscitiva sui requisiti patrimoniali degli attivi delle banche di alcuni Paesi compresa Italia e Spagna, anche se nel mirino sono soprattutto le banche greche: la legislazione nazionale consente di valutare la stregua di capitale alcuni crediti fiscali, cosa che, a detta di Bruxelles, equivale ad un aiuto di Stato.
La notizia non ha danneggiato il comparto, in ottima salute: ieri Monte Paschi +1,6%, Intesa +1,3%, Unicredit +0,9%, Ubi +2,4%. In calo solo Bper (-0,5%). Un report di Equita giudica con favore l’eventuale fusione di Unipol Banca nella popolare modenese.