L’Australia si è ufficialmente aggiunta alle nazioni che hanno imposto un prezzo alle emissioni di anidride carbonica. La nuova carbon tax verrà applicata da oggi su un’economia da 1,4 trilioni di dollari Usa grazie a una contestata riforma che potrebbe costare il posto al primo ministro Julia Gillard.
La notizia è considerata positiva dalle maggiori organizzazioni ecologiste mondiali, visto che Canberra è uno dei maggiori Paesi inquinatori al mondo pro-capite, soprattutto a causa del largo uso del carbone per produrre energia. I maggiori inquinatori australiani pagheranno inizialmente 23 dollari australiani (equivalenti a 23 dollari Usa) per tonnellata di Co2 emessa. Un prezzo questo particolarmente salato e doppio rispetto a quanto pagato nell’Unione europea dove in questo momento il costo per l’inquinamento è di 8,15 euro a tonnellata (10 dollari Usa). Lo schema permette trading sulle emissioni a partire dal 2015, quando inquinatori e investitori potranno comprare carbon offsets o commerciare con schemi equivalenti in Europa, Nuova Zelanda e, probabilmente, con gli schemi di Corea del Sud e Cina in fase di progettazione. La nuova tassa nasce tuttavia indebolita. L’opposizione conservatrice ha già dichiarato che si sbarazzerà della carbon tax se salirà al potere con le elezioni politiche previste a fine del prossimo anno.
La nuova imposizione fiscale è accompagnata da sgravi per le imprese e per i cittadini allo scopo di minimizzare l’impatto sui costi. Si prevede che l’indice dei prezzi al consumo salirà dello 0,7% nell’anno fiscale 2012-2013.
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