Ci vuole molto più tempo del previsto per far pace con uno degli oggetti più misteriosi di questo nuovo corso fiscale. Il termine per la consegna della dichiarazione Imu potrebbe subire l’ennesima proroga e slittare da fine novembre a febbraio (inizialmente era fissato al 30 settembre). Lo stabilisce un emendamento al decreto sui costi della politica approvato venerdì in commissione Bilancio, che ora dovrà ricevere il via libera dalle aule di Camera e Senato. Stando a quanto si legge nel Bollettino parlamentare, avremmo tempo fino a “90 giorni dalla data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto di approvazione”. Pubblicazione che ancora non è avvenuta.
La dichiarazione Imu è necessaria nel caso in cui il patrimonio immobiliare abbia subito modifiche rispetto all’ultimo documento dello stesso tipo presentato per la vecchia Ici, progenitrice della nuova imposta. L’obbligo di dichiarazione non include le abitazioni principali (nemmeno se acquistate nel 2012), ma comprende tutti gli immobili che godono di riduzioni (fabbricati inagibili o inabitabili o di interesse storico o artistico, immobili per i quali il Comune ha deliberato la riduzione dell’aliquota, terreni agricoli). Infine, la dichiarazione va presentata in tutti i casi in cui il Comune non sia in possesso delle informazioni necessarie per verificare il corretto adempimento dell’obbligo tributario.
Intanto, continua la suspense per le aliquote definitive, che i Comuni dovranno stabilire entro il prossimo 30 novembre. Queste soglie sono indispensabili per calcolare l’importo dovuto a saldo dell’imposta, che dovrà essere versato entro il 17 dicembre. Le aliquote di base (quelle in base alle quali abbiamo pagato l’acconto) sono dello 0,4% per la prima casa e dello 0,76% per gli altri immobili (seconde case – comprese quelle all’estero -, case affittate, aree fabbricabili, terreni agricoli).
Le oscillazioni a discrezione dei sindaci sono rispettivamente dello 0,2% e dello 0,3%. Sulla seconda abitazione, tuttavia, lo 0,38% andrà comunque allo Stato. E’ quindi ampiamente prevedibile che le amministrazioni locali alzeranno l’aliquota invece di abbassarla, in modo da ricavare un gettito consistente da tenere in cassa. Ma non è finita. L’ultima rata Imu comprende un conguaglio: dovremo pagare anche la differenza fra quello che abbiamo versato con l’acconto e quello che avremmo dovuto in base alle nuove aliquote.
Nel complesso questo meccanismo peserà soprattutto sulle seconde case. E fra queste saranno quelle date in affitto a subire la sorte peggiore. Oltre alle aliquote, inciderà sul costo finale anche l’aumento del 60% della base imponibile, dovuto alla variazione del moltiplicatore da applicare alla rendita catastale. Secondo i calcoli dell’Ufficio studi della Confedilizia, il rincaro rispetto all’Ici potrà arrivare a dei livelli siderali: +207% per i contratti a canone libero a Milano e addirittura +2.330% per quelli a canone concordato a Venezia.