Gli italiani non pagheranno la seconda rata dell’Imu. Lo ha garantito il premier Enrico Letta, garantendo che “l’impegno preso sarà rispettato”. Questa mattina, tuttavia, il Consiglio dei ministri ha rinviato a martedì prossimo il decreto per cancellare definitivamente l’imposta municipale unica. Nel corso della riunione, iniziata con quasi un’ora di ritardo, il ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo (sostenuta dal Nuovo Centrodestra) ha insistito sulla necessità di abolire l’imposta anche su fabbricati e terreni agricoli, un’estensione che farebbe aumentare le risorse necessarie da 2 a 2,4 miliardi. Il nodo coperture è stato oggetto in mattinata anche di una riunione al Tesoro: alle 10, orario previsto per l’inizio del Cdm, i tecnici dell’Economia erano ancora riuniti per cercare di risolvere la questione.
Secondo De Girolamo, ci sarà l’esenzione dalla seconda rata dell’Imu per i fabbricati rurali, perché “sono state trovate le coperture”, mentre per quanto riguarda i terreni agricoli “se ne discuterà martedì in Consiglio dei ministri”. Il decreto, in ogni caso, sarebbe stato “rinviato a martedì perché il ministro Saccomanni aspetta un parere della Bce sulla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia” e “i provvedimenti devono essere varati contestualmente”.
Stando alle ultime indiscrezioni, le risorse per cancellare la seconda rata Imu potrebbero arrivare da una misura che rischia di suscitare violente polemiche: il rincaro sugli acconti Ires e Irap non riguarderebbe più soltanto a banche e assicurazioni, ma sarebbe esteso a tutte le imprese. Gli acconti dovranno essere versati entro il 2 dicembre e al momento si parla di un aumento nell’ordine di due o tre punti percentuali.
L’intervento era previsto da una clausola di salvaguardia inserita nel decreto legge di fine agosto che ha abolito la prima rata Imu (in cui si parla anche di un ennesimo rincaro per le accise sui carburanti a partire da gennaio), che a questo punto il Governo potrebbe essere costretto ad esercitare, non riuscendo a trovare soluzioni alternative. Il rischio è infatti di sforare il temutissimo limite del 3% per il rapporto deficit-Pil stabilito oltre vent’anni fa a Maastricht.
Parte delle coperture per la cancellazione dell’Imu potrebbero arrivare anche da un’altra misura: l’introduzione di un ulteriore anticipo d’imposta a carico di banche e società d’intermediazione finanziaria.
Non è ancora chiaro, inoltre, il gettito mancato da restituire ai Comuni. I sindaci chiedono di riavere l’intera somma, comprese le maggiori aliquote già deliberate per l’anno in corso. La differenza sarebbe di circa 500 milioni.