C’è il via libera, ma i dubbi dei giudici rimangono. Il Consiglio di Stato ha dato parere favorevole al regolamento scritto dal Tesoro per il calcolo dell’Imu sugli immobili degli enti no profit, compresi quelli della Chiesa Cattolica. La questione riguarda le strutture “miste”, quelle utilizzate in parte per attività che generano profitto (ad esempio cliniche e scuole).
Con un codicillo inserito nel decreto Enti locali, il Governo ha risolto un problema formale, estendendo la delega che il Parlamento gli aveva assegnato e superando così una delle obiezioni sollevate dal Consiglio nel parere negativo del 4 ottobre, che aveva rilevato come l’Esecutivo fosse andato oltre i limiti della delega ricevuta.
I giudici però continuano ad avere delle perplessità sul merito del provvedimento. La principale osservazione di Palazzo Spada riguarda la necessità di definire meglio quali siano le attività “non commerciali”, facendo riferimento “all’attività economica come definito dal diritto Ue”.
Il nuovo regolamento garantisce diverse scappatoie agli enti no profit, che nella maggioranza dei casi potranno avvalersi di regole ad hoc per non pagare l’imposta sugli immobili. Questo significa che Bruxelles potrebbe portare avanti la procedura d’infrazione aperta da tempo contro l’Italia per aiuti di Stato illegali e consegnare al nostro Paese una multa salatissima.
I giudici amministrativi osservano che “anche nei settori presi in considerazione dall’art. 4 dello schema di regolamento (attività assistenziale, sanitaria, didattica, ricettiva, culturale, ricreativa e sportiva), soggetti in apparenza “non commerciali” possono, in taluni casi, trovarsi a svolgere attività economiche in concorrenza con analoghi servizi offerti da altri operatori economici.
La decisione del Consiglio (presa nel corso dell’adunanza della sezione consultiva di Palazzo Spada, giovedì scorso) è già stata scritta dal relatore Roberto Chieppa, e ora è all’esame e alla firma del presidente Giancarlo Coraggio.
Solo ieri il governo aveva sottolineato che la disposizione “è in linea con gli orientamenti più volte espressi dal Governo e con le richieste dell’Unione europea e non è stata modificata in alcuna parte dall’esecutivo durante l’esame alla Camera”.
La nota di Palazzo Chigi era stata diffusa per smentire un articolo pubblicato su La Repubblica. Stando a quanto rivelato dal quotidiano, nel testo è prevista una definizione ad hoc di ciò che non è considerato attività commerciale. Le attività no profit, fra cui quelle ecclesiastiche, saranno esentate dall’Imu sulle porzioni di immobili ad uso “misto” da cui ottengono profitti (cliniche, alberghi, ostelli, mense, ecc). Sarà sufficiente modificare lo statuto delle attività entro dicembre, includendo una delle seguenti norme: divieto di distribuire gli utili, obbligo di investirli a scopi sociali, impegno a devolvere il patrimonio – in caso di scioglimento – ad altro ente no profit con attività analoga.
Inoltre, cliniche e ospedali non dovranno pagare nulla se accreditate o convenzionate con gli enti pubblici e se le loro attività si svolgono “in maniera complementare o integrativa rispetto al servizio pubblico”, a titolo gratuito o dietro pagamento di rette “di importo simbolico”. Quanto? Non si sa.
Convitti e scuole saranno esentati se svolgeranno attività paritaria rispetto alle istituzioni statali, mentre non pagheranno l’imposta sugli immobili le strutture ricettive a finalità sociale. Il concetto di pagamento simbolico per schivare l’imposta, inoltre, torna anche per le attività culturali, ricreative e sportive.