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Imprese strategiche, il Governo pronto a scudarle

Imagoeconomica

“Stiamo studiando attentamente il provvedimento del Golden power e siamo pronti ad agire per difendere gli asset industriali e aziendali del Paese, senza escludere di allargare il raggio d’azione ad altre aziende strategiche”. E’ stato il premier Giuseppe Conte ad annunciarlo ieri alla Camere, confermando così le indiscrezioni che da giorni parlano della blindatura delle nostre aziende strategiche per evitare che, approfittando dell’emergenza sanitaria e del calo del valore di titoli in Borsa, qualche gruppo straniero voglia scalare a prezzi di svendita.

C’è chi lo chiama apertamente patriottismo economico, come il ministro francese Bruno Le Maire, e chi semplicemente tutela degli interessi delle grandi aziende strategiche. Quello che è certo è che mezza Europa si sta interrogando sul futuro dei propri campioni quotati in Borsa, ora più che mai possibili prede di qualche spregiudicata aggressione finanziaria, dopo che il valore delle loro azioni è letteralmente precipitato nelle ultime settimane, in seguito all’emergenza coronavirus che ha scatenato il panico anche sui mercati.

Ne sanno qualcosa le grandi aziende italiane: non è un mistero che l’indice Ftse Mib abbia perso 10.000 punti dal massimo dei 25.483 punti toccati il 19 febbraio, appena prima che deflagrasse la “bomba” del Covid-19. Ora sia l’indice sia il valore delle singole società sta faticosamente risalendo, grazie al paracadute della Fed, arrivato giusto in tempo, dopo un primo intervento un po’ maldestro della presidente Christine Lagarde. Altrettanto tardivamente la Consob è intervenuta per fermare l’emorragia, vietando le vendite allo scoperto. Ora però che le società, soprattutto quelle più capitalizzate e più strategiche, sono sotto il tiro dei falchi, è più che mai il caso di tutelarle.

E’ questo il motivo per cui ad esempio Leonardo, che in questi giorni di blocco continua a lavorare (i dipendenti al lavoro, in sicurezza, sono il 70% secondo quanto detto dall’Ad Alessandro Profumo) e il cui titolo ieri in Borsa ha registrato un balzo record dell’11,28% a 5,842 euro (poco più della metà rispetto alla soglia dei 10 euro superata lo scorso 26 febbraio), ha aderito ad un provvedimento emanato dalla Consob, valido dal 18 marzo e per i prossimi tre mesi, salvo revoca. Il provvedimento fissa un paletto molto importante, prevedendo l’adozione di un regime di trasparenza rafforzata sulle partecipazioni detenute in società quotate a più alta capitalizzazione e ad azionariato diffuso.

In particolare, il provvedimento fissa all’1% del capitale la nuova soglia minima al superamento della quale scatta per gli azionisti l’obbligo di comunicazione nei confronti della società partecipata e della stessa Consob. Non solo: chiunque, alla data del 18 marzo 2020, già detenga una partecipazione superiore all’1% in tali società (tra cui figura Leonardo ma anche Eni, Enel, Generali, Intesa Sanpaolo, Tim), è tenuto a darne comunicazione entro 10 giorni lavorativi decorrenti dal 18 marzo. Leonardo si è raccomandata con i propri azionisti di rispettare la direttiva.

Da giorni, inoltre, anche il Copasir sta avvertendo del rischio e sta chiedendo un intervento del governo per estendere la Golden power anche ai gruppi assicurativi e bancari (come appunto Assicurazioni Generali, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Mediobanca). Non è un caso solo italiano. 

Anche in Francia il ministro dell’Economia Bruno Le Maire ha stilato una lista di aziende da blindare: l’elenco è per ovvi motivi confidenziale, ma è trapelato che i settori più strategici sono considerati quello industriale e aeronautico, i più colpiti dall’attuale crisi sanitaria. Ad esempio è probabilissimo che lo scudo interessi le case automobilistiche e Air France Klm, per la quale Le Maire ha anche detto che ci sono sul tavolo diverse soluzioni per il salvataggio, non solo la nazionalizzazione (sulla quale ha invece optato Alitalia). Il ministro ha anche lanciato un espresso appello ai Cda: “Non esagerate con i dividendi”.

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Categories: Finanza e Mercati