Il fenomeno dell’imprenditoria straniera in Italia ha assunto negli ultimi anni un ruolo sempre più rilevante. A dimostrarlo è un’analisi dal titolo “L’imprenditoria straniera in Italia: quali risultati economico – finanziari?” Condotto dalla Direzione Studi e ricerche di Banca Intesa Sanpaolo.
Partendo su un campione di 1.400 imprese straniere, lo studio mette in atto un confronto con le imprese italiane negli stessi settori di specializzazione e con analoghe dimensioni aziendali. I risultati evidenziano che, nel triennio 2011-2013, le aziende estere hanno registrato un’evoluzione leggermente migliore del fatturato (-6,8% per le imprese straniere vs. -7,8% delle italiane) dovuta anche a un maggior sacrificio dei margini unitari (-0,6% tra il 2011 e il 2013 vs. -0,4%).
Parallelamente la redditività della gestione industriale, pur riducendosi, è però rimasta superiore a quella delle imprese italiane (4,9% vs. 4,6%), grazie a un utilizzo più efficiente del capitale investito.
Lo studio, basato su imprese con un fatturato superiore ai 500mila euro, evidenzia in particolare “un nucleo di medie imprese «vincenti» (tra 10 e 50 milioni di euro di fatturato) che sono riuscite a crescere (+7,6% tra il 2011 e il 2013) e a rafforzare la propria redditività industriale, salita al 6,2% nel 2013”.
Tornando al confronto con le imprese italiane, l’analisi della Direzione Studi e Ricerche di Banca Intesa sottolinea anche un buon posizionamento competitivo delle imprese di immigrati sui mercati internazionali, che, in prospettiva, potrebbe favorirle in termini di crescita.
Nonostante i dati incoraggianti, ci sono però degli elementi di fragilità, primo fra tutti il basso grado di patrimonializzazione, nettamente inferiore al già basso livello medio italiano.