Le imprese sembrano reggere, almeno per il momento, l’impatto economico della pandemia di coronavirus. Nei primi sei mesi del 2020 tre aziende su quattro sono riuscite a mantenere stabile il numero di occupati nonostante il lockdown e le numerose difficoltà causate dal Covid-19. C’è però chi non è stato così fortunato: il 21,3% delle imprese italiane ha dovuto ridurre i livelli occupazionali. Al contrario, 36mila imprese, il 2,6% sono riusciti addirittrua d aumentarli.
Questi i risultati dell’indagine Excelsior condotta tra il 25 maggio e il 9 giugno da Unioncamere in accordo con Anpal.
Andando avanti con i dati, il report registra un saldo negativo tra imprese che hanno ridotto e imprese che hanno aumentato il numero dei propri dipendenti pari al -18,7 (con un massimo di -22,7 punti per le imprese con 10-49 dipendenti).
Scendendo più nei dettagli, Unioncamere mostra come a reggere meglio siano state soprattutto le imprese esportatrici (-15,2 punti di differenza tra imprese in flessione e imprese in crescita rispetto al -19,1 delle non esportatrici). Risultati positivi anche per le imprese già dotate di piani integrati di digitalizzazione, che mostrano una maggiore resistenza occupazionale – con un saldo negativo (-17,4) tra chi aumenta e chi diminuisce l’occupazione meno accentuato rispetto alle imprese non ancora digitalizzate (-19,3) – grazie alle innovazioni precedentemente introdotte.
L’indagine di Excelsior conferma anche la spinta al digitale in corso negli ultimi mesi. Non a caso, “la prima risposta all’attuale situazione di crisi le imprese la stanno trovando proprio nell’accelerazione dei processi di digitalizzazione: sono infatti 1.036mila quelle che stanno pianificando in questi mesi interventi di digitalizzazione (circa il 75% dell’universo di riferimento), segnando una crescita di circa 7 punti percentuali rispetto al periodo precedente l’emergenza sanitaria (+91mila imprese)”, si legge nel report. I nuovi investimenti si concentrano soprattutto su soluzioni per una innovativa organizzazione del lavoro e delle relazioni con clienti e fornitori; reti digitali integrate favorite anche da una maggiore diffusione del cloud, internet ad alta velocità e tecnologie IoT; utilizzo dei Big Data, Digital marketing e più avanzata personalizzazione di prodotti/servizi.
Infine, per quanto riguarda la ripresa, il report prevede tempi lunghi. La maggior parte delle imprese stima infatti che l’attività tornerà ai livelli pre-crisi solo tra un anno, a giugno 2021, mentre solo poco meno di 219mila imprese vedono più vicino, tra luglio e ottobre, il ritorno ad una situazione accettabile e 381mila traguardano tale obiettivo per fine del 2020.