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Imprese, il 2019 parte male: più chiusure che aperture

Il bollettino di Unioncamere-Infocamere certifica nel primo trimestre un aumento del numero delle cessazioni, mostrando il peggior risultato degli ultimi 5 anni: il saldo tra aperture e chiusure è negativo

Imprese, il 2019 parte male: più chiusure che aperture

Il 2019 è iniziato col piede sbagliato per le imprese italiane. Nel primo trimestre dell’anno, il bilancio tra aperture e chiusure si chiude con un saldo negativo dello 0,4% rispetto ai tre mesi precedenti. In termini assoluti parliamo di 21.659 imprese in meno.

Lo certifica il bollettino redatto da Unioncamere e InfoCamere sulla natalità e mortalità delle imprese italiane. Nel dettaglio, nel primo trimestre del 2019 è aumentato il numero delle cessazioni, salite a 136.069 unità a fronte delle 128.628 registrate nel periodo ottobre-dicembre del 2018. Le iscrizioni hanno invece registrato un moderato incremento rispetto allo stesso periodo di riferimento.

Unioncamere-InfoCamere invitano però a non drammatizzare i dati, dato che tradizionalmente il primo trimestre di ogni anno rappresenta un periodo di maggiore difficoltà per le imprese a causa del concentrarsi alla fine dell’anno di un numero elevato di cessazioni di attività, il cui riflesso si registra negli archivi camerali nelle prime settimane del nuovo anno.

Nonostante ciò, il campanello d’allarme non va sottovalutato, dato che il periodo gennaio-marzo mette fine al percorso di rientro iniziato nel 2013. Negli ultimi 5 anni anni infatti, i dati hanno sempre mostrato una ripetuta attenuazione della perdita di imprese. Non solo, le 136.069 cessazioni del primo trimestre costituiscono il risultato meno brillante dell’ultimo quinquennio.

Parlando dei singoli settori, le più colpite sono state le piccole imprese artigiane (che al 31 marzo erano 10.473 in meno rispetto alla fine di dicembre), seguite da quelle del Nord (6.991 unità in meno nel Nord-Ovest e 6.542 nel Nord-Est, rispettivamente lo 0,45% e lo 0,57% in meno nei primi tre mesi dell’anno).

Tra le forme giuridiche, a soffrire di più sono le imprese individuali, (-0,84% contro il -0,75% del 2018), mentre meno significativa, in termini assoluti, è stata la riduzione delle società di persone (8.318 unità, lo 0,84% in meno rispetto a fine dicembre, che eguaglia quello delle imprese individuali).
Segnali positivi arrivano invece dalle società di capitali, cresciute nei primi tre mesi dell’anno di 13.907 unità (+0,81%).

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