Si è di fronte al più grande trasferimento di ricchezza intergenerazionale della storia. Tutte le istituzioni finanziarie si stanno preparando e si stanno attivando per andare incontro ai protagonisti di questo cambiamento: dalle grandi aziende alle imprese familiari fino ai privati, in un contesto che deve seguire un doppio binario di transizione: quella digitale-tecnologica e quella ambientale, nota come twin transition.
I numeri del passaggio di ricchezza tra generazioni: il caso di assicurazioni e private equity
Le compagnie assicurative del ramo vita si trovano per esempio ad affrontare per esempio un significativo deflusso di asset in gestione. “Attualmente, gli assicurati over 65 anni detengono il 40% degli asset in gestione, pari a circa 7.800 miliardi di dollari complessivamente. Secondo i dati, questi asset potrebbero essere trasferiti ai beneficiari entro il 2040. Il grosso punto di attenzione è che il 60% degli over 65 non ha richiesto un consulto finanziario professionale per prepararsi alla pensione o per gestire il trasferimento del proprio patrimonio” osserva Guido De Vecchi, amministratore delegato di Siref fiduciaria, controllata da Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking e parte del Gruppo Intesa Sanpaolo.
Nei prossimi anni “il settore del private equity prevede ingenti passaggi di ricchezza verso le generazioni più giovani” ha detto Andrea Ragaini, Presidente dell’Associazione Italiana Private Banking (AIPB) che stima 180 miliardi di euro entro 5 anni e 300 miliardi entro il 2033. Già nel 2023 sono passati di mano 22 miliardi. “Per conservare la relazione costruita nel tempo, occorre rinnovare il patto di fiducia con gli eredi della clientela acquisita, attivando in tempo momenti di coinvolgimento e comprensione del diverso sistema di valori, priorità di vita e aspettative sul servizio e sistema di valori” ha aggiunto Ragaini.
Le imprese familiari alle prese con il passaggio generazionale
La spina dorsale dell’economia italiana è data dalle imprese familiari, anch’esse alle prese con i passaggi generazionali. “Le imprese familiari sono una colonna portante dell’economia italiana. Il passaggio generazionale rappresenta un’opportunità per attivare processi innovativi e di transizione sostenibile nelle aziende, mantenendo e incrementando i livelli di competitività, anche a livello internazionale” dice ancora l’Ad di Siref che compie 50 anni di attività fiduciaria, con 12 miliardi di patrimoni amministrati su circa 6000 clienti primari. E sottolinea come sia necessario mettere a disposizione “strumenti che permettano di affiancare le giovani generazioni di imprenditori nell’acquisizione delle competenze necessarie per subentrare a chi li ha preceduti”. Uno dei fatto è la trasformazione digitale: “essa cambia non solo il modo di lavorare, ma accresce anche la capacità dell’azienda di creare valore” dice ancora de Vecchi. “Il 2024 sarà l’anno votato a completare la transizione digitale dei servizi avviata in modo innovativo già nel 2017”.
Siref Fiduciaria ha analizzato un panel di 250 passaggi generazionali gestiti tra il 2018 ed il 2023 ed è emerso che la maggioranza delle imprese ha un fatturato compreso tra i 10 ed i 50 milioni di euro, il 30% delle imprese familiari del campione ha un fatturato superiore ai 50 milioni di euro, mentre solo il 10% ha fatturato sotto i 10 milioni di euro (di cui il 70% nel Nord Italia). Il comparto manifatturiero emerge come uno dei settori maggiormente coinvolti dal passaggio generazionale (30%), affiancato dal settore dall’healthcare (30%) e dall’agroalimentare (20%). Mentre solo il 10% delle imprese del campione appartiene al settore dell’hospitality. Riguardo alla distribuzione per area geografica, la maggior parte dei percorsi di passaggio generazionale (60%) è stato intrapreso da imprese familiari localizzate nel Nord Italia, seguite dalle imprese del Centro (30%) e solo il 10% da imprese Sud Italia.
Non tutto è facile: luci e ombre del passaggio
La gestione del patrimonio tra generazioni è materia complessa, ma spesso ancora sottostimata. Soprattutto tra gli imprenditori. L’idea di poter “perdere” il controllo o di cambiare totalmente rotta rispetto ad un modus operandi pluriennale, di successo, sono gli aspetti che generalmente frenano gli imprenditori dalla programmazione del futuro delle sorti della propria ricchezza.
Il passaggio generazionale, che in Italia ha interessato dal 2013 circa il 20,6% delle imprese familiari, secondo il Censimento Istat del 2021 può presentare dunque luci e ombre: se da un lato la successione può rappresentare una leva per consolidare i valori del fondatore e dare rinnovato slancio agli obbiettivi dell’impresa, rafforzando competenze e cultura aziendale con la contaminazione tra generazioni, dall’altro potrebbe rappresentare per le imprese familiari anche un momento di potenziale crisi e incertezza nella continuità aziendale.
Ecco quali risultano essere le maggiori difficoltà. Un tempo erano evidenti nel passaggio generazionale i conflitti familiari. Invece ora, in base a un censimento Istat, questi rappresentano solo il 4,5% delle difficoltà incontrate dalle imprese familiari italiane nell’affrontare il passaggio generazionale. In prima fila ci sono invece l’assenza di eredi o successori considerati idonei, il 16,9% e gli ostacoli burocratici, legislativi e/o fiscali, il 16,9%. A questi fanno seguito le difficoltà nel trasferimento delle compotenze e di contatti e relazioni (14,0%) e le difficoltà economico/finanziarie (13,5%).
Che cosa fare e che cosa non fare per ottenere buoni risultati
Lo studio “Future Generation Ready” ha evidenziato i driver che hanno portato al successo e all’ insuccesso del passaggio generazionale. Il dossier è stato realizzato dal Centro di Ricerca in Strategic Change “Franco Fontana” della LUISS e appartiene al Progetto Look4Ward – Osservatorio per il lavoro di domani, ideato e sviluppato nel 2023 in partnership tra Intesa Sanpaolo e la dottoressa Elisa Zambito, Responsabile della struttura Education Ecosystem and Global Value Programs e il Professor Paolo Boccardelli, Direttore del Centro di Ricerca “Franco Fontana”.
Le imprese familiari più coinvolte nel passaggio generazionale, dice lo studio, sono le micro imprese (fino a 9 addetti), che rappresentano il 75% delle imprese che hanno già effettuato il passaggio, seguite dalle piccole imprese (fino a 49 addetti) 22,5%, mentre solo il 2,4% delle imprese, con oltre 49 addetti, ha già affrontato il problema.
Tra le leve in grado di favorire un passaggio generazionale di successo, dice lo studio, emerge innanzitutto l’esistenza di un coinvolgimento graduale dei successori in azienda, il che può essere sostenuto da un percorso formativo e professionale del successore precedente all’ingresso in azienda. Inoltre sono importanti un’equa distribuzione degli asset e la comprensione e l’utilizzo di strumenti giuridici e di governance (come il Trust o la Family Constitution). Infine servirà fiducia verso il management esterno che supporta il passaggio generazionale, limitando il più possibile il coinvolgimento emotivo.
Tra i fattori riconosciuti invece come più problematici per la successione lo studio evidenza la sfiducia dell’imprenditore nei confronti dei suoi successori, il mantenimento della leadership e la difficoltà di delega, la prevalenza delle dinamiche relazionali ed emotive, l’assenza di competenze nella generazione entrante, il disinteresse della generazione entrante nel business di famiglia. Per ogni driver di insuccesso sono possibili tuttavia contromisure, dice il rapporto indicando tre approcci alternativi e innovativi in grado di disinnescarne le complessità: il passaggio generazionale ramificato, la cessione dell’azienda con il solo mantenimento degli asset finanziari, il salto generazionale.
Le quattro tipologie del passaggio generazionale e i path di gestione
Lo studio presenta inoltre un framework con quattro tipologie di passaggio generazionale, che emergono dall’intersezione di due variabili chiave per il successo del passaggio generazionale: la fiducia e il coinvolgimento. Eccole.
Unsafe: contraddistinto da bassi livelli sia di fiducia che di coinvolgimento. In questo contesto, emergono dinamiche delicate e instabili, dove la mancanza di fiducia dell’imprenditore nei suoi successori e il mancato coinvolgimento degli stessi in azienda ostacola la fluidità della transizione.
Unplanned: caratterizzato da bassi livelli di coinvolgimento ma alti livelli di fiducia, rappresenta un caso di successione ad allerta media. Questa tipologia è caratterizzata da criticità legate alla mancanza di coinvolgimento della generazione entrante in azienda, che può a sua volta dipendere da un disinteresse dei successori.
Rational: si contraddistingue per bassi livelli di fiducia ma alti livelli di coinvolgimento. E’ caratterizzato da una robusta pianificazione del passaggio attraverso la previsione di percorsi formativi e di affiancamento. Il coinvolgimento graduale e continuativo dei successori in azienda rappresenta un bilanciamento alla scarsa fiducia nutrita nei confronti degli eredi.
Engaging: costituisce il best scenario. E’ caratterizzato da elevati gradi di fiducia e di coinvolgimento. In questa tipologia, le relazioni sono basate su una forte connessione e collaborazione tra le generazioni coinvolte, risultato dell’unione di una buona dinamica relazionale e di un progressivo coinvolgimento della generazione entrante in azienda.