In Italia, quasi un’impresa balneare su sei è sulla riviera romagnola. Per la precisione, 1.064 su 6.823 totali. Il numero complessivo delle aziende attive in questo settore è cresciuto del 26% rispetto a 10 anni fa. I dati sono contenuti in un’indagine di Unioncamere-InfoCamere realizzata sulla base dei dati del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio.
Lo predominanza delle località romagnole emerge chiaramente dalla graduatoria dei comuni italiani con il maggior numero di realtà imprenditoriali del settore. Nei primi cinque posti si trovano, infatti, quattro comuni romagnoli: Ravenna (194), Cervia (164), Rimini (155) e Riccione (120). Se si aggiungono le 112 imprese di Cesenatico (in settima posizione), i cinque comuni romagnoli totalizzano 745 realtà imprenditoriali, il 70% di tutte le infrastrutture della riviera romagnola e l’11% del totale nazionale.
Subito a ridosso, l’industria della balneazione vede sul podio due destinazioni storiche per gli amanti del mare italiano: la Toscana, con 892 attività distribuite lungo 397 km di costa (2,2 imprese ogni km) e la Liguria, con 801 imprese a presidiare 330 km di litorale (2,4 ogni km). Alla Toscana, con Camaiore (92 imprese lungo 3 soli km di costa) spetta anche il record di densità massima di attività balneari (31 imprese per km), a fronte di una media nazionale (misurata sui 770 Comuni che si affacciano sui nostri mari) che supera di poco il rapporto uno a uno tra imprese e chilometri di litorale (1,1 per la precisione).
Dal 2009 la corsa a gestire le attività di divertimento sulle coste dello Stivale (incluse quelle di laghi e fiumi) ha portato ad un incremento complessivo di imprese del 26,3% pari a 1.421 unità in più. Se è vero che la presenza di imprese in questo settore si concentra maggiormente nelle regioni del Centro-Nord, le protagoniste della crescita nell’ultimo decennio sono però le regioni del Sud, decisamente lanciate al recupero delle posizioni.
Nel periodo considerato, la crescita più rilevante in termini assoluti (+278 imprese) ha interessato la Calabria, che ha raddoppiato la dotazione del 2009. Seguono la Campania (+190 attività), la Puglia (+184) e la Sicilia (+183). In termini relativi l’accelerazione più consistente del decennio è quella della Sardegna (+144,4%). Subito dopo – al netto delle regioni interne, in cui i numeri delle attività si limitano a quelle lacustri e fluviali – le regioni più dinamiche sono la Sicilia (+71,8%), la Puglia (+63,2%) e la Campania (+42,1%).