Nel secondo trimestre di quest’anno sono nate sul territorio italiano 1.000 imprese al giorno, mentre 670 hanno cessato la loro attività. I settori cresciuti maggiormente sono: alberghiero, ristorazione, commercio e agricoltura, secondo i dati diffusi da Unioncamere-Infocamere sulla natalità e mortalità delle imprese.
In termini tendenziali, questi dati segnano una flessione rispetto al 2017: il saldo attivo delle imprese rispetto allo scorso anno è in diminuzione di oltre 5.000 unità e si attesta a 31.118, quando la crescita fu pari a 35.803. Il dato relativo al 2018, anzi, riporta il livello totale delle imprese ai livelli del 2012, quando si registravano 31.565 unità.
Nel periodo segnalato è stato determinante l’andamento delle chiusure pari a 4.000 in più rispetto all’anno scorso, mentre le iscrizioni sono in linea con i dati 2017. Dinamica confermata per quanto riguarda il saldo del dettaglio sulle imprese artigiane: 2.411 imprese in più alla fine del II trimestre equivalgono a una contrazione del saldo pari a circa un quarto rispetto allo stesso trimestre del 2017, quando fu di 3.166 unità.
“Nonostante le incertezze legate al rallentamento dell’economia – ha sottolineato il presidente di Unioncamere Carlo Sangalli – gli italiani continuano a scegliere di fare impresa. Ma registriamo che un numero crescente di imprenditori è costretto a chiudere i battenti. Un’ampia diffusione del digitale all’interno dei processi aziendali come nel rapporto con la Pa è vitale per rendere le imprese più forti e competitive. Anche su questo tema – prosegue Sangalli – le Camere di commercio stanno dando un importante contributo attraverso la diffusione del linguaggio 4.0 nel tessuto produttivo e l’uso di piattaforme e servizi telematici che il sistema camerale mette a disposizione della collettività”.
Nel dettaglio delle macro-ripartizioni territoriali, il saldo trimestrale registra bilanci positivi: il 38% dell’intero saldo, pari a 12.100 imprese su 31.811, è localizzato nel Centro-Sud (di cui un terzo in Campania: +4.071 unità, di cui 230 artigiane) e un altro 25% nelle regioni del Centro (7.968 imprese, 671 delle quali artigiane). In flessione, invece, il comparto artigiano in Veneto, che alla fine del secondo trimestre conta 48 imprese artigiane in meno, in Molise (-21), in Sicilia (-59) e in Sardegna (-2).
I settori economici hanno chiuso il bilancio anagrafico in attivo: aumento significativo del comparto delle attività di alloggio e ristorazione (5.299 imprese in più nel trimestre), seguito da commercio (+5.064) e agricoltura (+4.394). In termini relativi, invece, la crescita più accentuata è quella relativa alle attività dei servizi alle imprese e a quelle dei servizi professionali, tecnici e scientifici, cresciute dell’1,3% a fronte di una crescita meda dello 0,5%.