Sono circa 32.000 le nuove imprese iscritte ai terminali delle Camere di Commercio per il 2018, in crescita dello 0,5% secondo i dati diffusi da Unioncamere-InfoCamere sulla natalità e mortalità delle imprese italiane. Il saldo tra le 348.492 nuove imprese e le 316.877 chiuse nel corso dell’anno è positivo, ma segna un rallentamento rispetto al 2017, quando le nuove iscrizioni contavano 8.500 imprese in più: “Resta alta la voglia di impresa degli italiani, anche se si avvertono segnali di indebolimento da non trascurare. Occorre sostenere ancora questa vitalità imprenditoriale, anche se la sfida per il sistema Paese è quella di permettere alle aziende di restare sul mercato, contribuendo così alla stessa crescita occupazionale”, secondo quanto affermato dal presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli.
Dal report emerge che è stato il Mezzogiorno a trainare la crescita del tessuto imprenditoriale della penisola con quasi il 60% del saldo dovuto alle performance del Sud e delle isole, area in cui sono state iscritte 18.705 unità. In crescita le società di capitali mentre diminuiscono imprese individuali e società di persone, prosegue l’affanno del settore artigiano.
L’analisi per territorio
In rallentamento rispetto al 2017, i tassi di crescita delle aree di nord-ovest, nord-est, centro e sud e isole. Le circoscrizioni del nord si fermano al di sotto del valore medio nazionale pari allo 0,52%. In valori assoluti il saldo tra le nuove imprese e quelle cessate per il nord-ovest è pari a 2.989 unità, per il nord-est addirittura negativo a -769 imprese cessate, per il centro si torna in territorio positivo con oltre 10.000 nuove unità e un incremento percentuale pari allo 0,8%. Migliore performance quella delle regioni del sud Italia con un saldo positivo di oltre 18.000 nuove iscrizioni e una crescita di circa l’1%. Il 59,2% dell’intero saldo, cioè 18.705 imprese su 31.615 è localizzato al Sud.
Bilancio imprenditoriale attivo per quattordici delle venti regioni italiane, per cui in termini assoluti, è il Lazio a primeggiare il Lazio registrando 10.221 imprese in più, seguito da Campania con 7.866 unità in più e Lombardia che chiude il podio a +4.551 imprese create.
L’analisi per settori
Costruzioni, agricoltura, manifattura sono i settori che continuano a rimanere in territorio negativo, trend iniziato già nel 2017. Ad aggiungersi per il 2018 è il settore del commercio che chiude il 2018 con oltre 6mila unità in meno, risultato che lo colloca in coda alla graduatoria, mentre tutti gli altri settori economici hanno chiuso il bilancio in campo positivo. In termini assoluti, il miglior risultato è quello raggiunto dal segmento delle attività di alloggio e ristorazione con 8.318 imprese in più nell’anno, seguito dalle attività dei servizi professionali, tecnici e scientifici maggiorate di 6.093 e quelle di noleggio e servizi alle imprese con 5.915 in più.
Il più dinamico in termini di crescita imprenditoriale è invece il comparto della sanità in aumento del 3,6% a fronte di una crescita media dello 0,5%. Oltre la soglia del 3% anche le attività di noleggio e servizi alle imprese e quelle di fornitura energia elettrica e gas.
Ancora in affanno l’artigianato: il bilancio di anno intero con una riduzione di -13.433 imprese segna complessivamente un peggioramento rispetto a quello sempre negativo del 2017, quando chiuse con una perdita di 11.429 unità. Guardando al mondo artigiano, negli ultimi dodici mesi hanno fatto meglio le imprese di noleggio e servizi alle imprese (1.301 imprese in più), dei servizi alla persona (+757) e le attività di informazione e comunicazione (+198). In rosso le costruzioni (-6.722 in meno nel 2018), le attività manifatturiere artigiane (-5.488) e dei trasporti e magazzinaggio (-1.699).
L’analisi delle forme giuridiche
Trattando l’analisi dal punto di vista delle forme organizzative delle imprese il report di Unioncamere-InfoCamere evidenzia il rafforzamento strutturale del sistema imprenditoriale. L’intero saldo positivo del 2018 è totalmente spiegato dalla crescita delle società di capitale: 66.031 in più in termini assoluti, pari al +4% in linea con quanto registrato nel 2017. Le imprese individuali, che continuano a rappresentare oltre la metà dello stock di imprese esistenti evidenziano una flessione di circa 20mila unità, facendo registrare, in termini relativi, un decremento dello 0,6%.