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Impregilo, inizia lo scontro finale tra Gavio e Salini

La battaglia per Impregilo entra nei dieci, decisivi giorni prima dello scontro campale in assemblea tra l’Atsm, controllata dal gruppo Gavio, e la Salini. Il 12 luglio, infatti, i soci dovranno pronunciarsi sulla richiesta di Salini di revocare il mandato al cda per eleggere un board che prenda in considerazione un nuovo piano industriale. Del tutto opposta la tesi dell’Atsm, la società presieduta da Gian Maria Gros-Pietro in cui Gavio ha parcheggiato l’Igli, finanziaria che controlla il 29,6% di Impregilo, ovvero una quota analoga a quella raccolta da Salini.

In vista dello scontro, come è naturale, i due contendenti stanno cercando di attrarre dalla loro la maggior parte dei soci, a partire dai fondi di investimento. Ma, accanto all’operazione consenso si procede anche al confronto a suon di carte bollate, ingiunzioni in Consob, minacce di azioni legali.

L’ultima notizia in tal senso, almeno per ora, arriva dal fronte Salini che ha fatto sapere ieri che “dopo ripetuti tentativi da parte del gruppo Gavio e dei suoi consulenti (legali inclusi) di influenzare l’opinione degli investitori attraverso la diffusione di notizie completamente prive di qualsiasi fondamento fattuale o giuridico, ha incaricato i suoi avvocati per preparare i documenti legali necessari al fine di avviare azioni appropriate“. Per l’occasione Salini ricorda che all’assemblea del 12 luglio chiederà la revoca del cda sulla base del fatto che dal 2006 la società ha perso profittabilità, quote di mercato e attuato una politica di dividendo insoddisfacente”.

Nelle stesse ore a Milano si è tenuto un incontro stampa in cui la Astm, società cui è stata conferita la Igli (che ha sua volta ha come unico asset il 29,6% di Impregilo), ha espresso “totale appoggio al Piano di sviluppo strategico 2012-2016 di Impregilo e ha illustrato le linee strategiche per sostenere attivamente lo sviluppo di Impregilo per il periodo 2012-2016”. Ma in cosa differiscono le due proposte. In estrema sintesi:

a) Salini propone di dismettere gli “asset non strategici”, cioè le concessioni autostradali che, secondo autorevoli esperti (vedi Guido Rossi) non sarebbero previste dagli statuti. Una volta ceduto il gioiello brasiliano Ecorodovias, di cui Impregilo ha il 29%, si dovrebbe procedere alla distribuzione di “un sostanzioso dividendo straordinario”. E lavorare alla creazione di un campione nazionale nel campo delle costruzioni unendo quel che resta di Impregilo e Salini, gruppi per tanti versi complementari. A capitanare l’assalto alla fortezza Impregilo lo stesso Salini ha chiamato un capitano d’eccezione: Claudio Costamagna.

b) Beniamino Gavio non è stato da meno. Accanto a Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Astm, figura infatti il neo presidente di Impregilo, Fabrizio Palenzona, vecchio alleato dei Gavio e fino a pochi giorni fa influente membro del cda di Mediobanca. Non a caso, nella battaglia dei pareri legali, Gavio ha opposto al nome di Guido Rossi quel non meno prestigioso di Pier Gaetano Marchetti, fino a pochi giorni fa presidente di Rcs Media Group e punto di riferimento legale di piazzetta Cuccia. Dal punto di vista industriale Astm sposa il modello attuale “focalizzato su un mix bilanciato nei settori costruzioni e costruzioni in regime di concessione”. La formula vincente è “Costruire-Gestire-Cedere” come sta avvenendo in Brasile. Tutti i grandi general contractor, è la tesi, oggi vengono pagati con le concessioni del servizio per un certo numero di anni. Poi si procede alle dismissioni con congrui profitti. In Brasile, Impregilo si accinge a cedere ad un partner brasiliano il 19% per conservare una quota del 10% necessaria, tra l’altro, per dare l’avvio a nuovi business. Nel frattempo le risorse accumulate in questi anni (circa 200 milioni di riserve) potrebbero esser distribuite ricomprando il 20% di proprie azioni “attraverso un’offerta pubblica di acquisto rivolta a tutti gli azionisti”, come anticipa l’a.d. di Auto To-Mi Alberto Sacchi precisando che, eventualmente, potrebbero essere utilizzate anche risorse derivanti dalla cessione parziale della quota in Ecorodovias.

c) Insomma, entrambi i duellanti corteggiano gli azionisti e si sfidano a suon di colpi più o meno bassi. Un copione ovvio, come si conviene alle battaglie societarie degne di questo nome. Ma che pone un’incognita: che accadrà dopo? La strategia Salini non può che prevedere l’intesa tra tutti gli azionisti, perché è impossibile ipotizzare un cambio di rotta radicale “contro” il 30%. Ma nemmeno Gavio può pensare di andar lontano con un socio pronto a contestare ogni possibile sinergia o contatto con l’azionista di riferimento. I duellanti, insomma, prima o poi dovranno trovare un punto di contatto. Vedremo dopo quante ferite.

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