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Impregilo, Gavio in contropiede apre il board a Salini

Gavio apre il Cda all’imprenditore romano – Comunque finisca il duello, lo sconfitto avrà la garanzia di una governance trasparente e di una rappresentanza adeguata nel board.

Impregilo, Gavio in contropiede apre il board a Salini

La famiglia Gavio prende Salini in contropiede e convoca un’assemblea straordinaria dal sapore agrodolce per il costruttore romano: l’azionista di maggioranza ha deciso l’apertura del board alle minoranze, battendo Salini sul suo stesso terreno dopo che quest’ultimo aveva deciso di presentare un nuovo piano industriale il prossimo 23 aprile, pochi giorni prima della prossima assemblea, con lo scopo di convincere gli azionisti di minoranza a supportare la nuova linea. 

Il cambio di statuto dovrebbe parzialmente ripagare Salini che, però, si è già mostrato scettico sul nuovo piano di governance: “La realizzazione di un campione nazionale nelle grandi opere e nelle concessioni, con una forte presenza internazionale, non può ridursi a modifiche, peraltro marginali, negli assetti di corporate governance”.

Nonostante ciò, sarà proprio Salini a godere di una consistente presenza nel consiglio di amministrazione, attualmente ad appannaggio della maggioranza con 14 posti su 15. La rimodulazione della rappresentanza vedrebbe invece la quota di Gavio arretrare a 10 seggi lasciando i rimanenti cinque alle minoranze. Tre spetterebbero a Salini, che è arrivato a detenere il 25,3% delle azioni.

L’incognita, ora, è se il costruttore romano si riterrà appagato dalla nuova governance, più trasparente e rappresentativa, o se deciderà di continuare la scalata per presentarsi in assemblea, il 3 maggio, a quota 29,9%, in parità con Gavio, per sondare la possibilità di una stoccata decisiva.

Le prime reazioni sembrano indicare l’intenzione di scommettere ugualmente, in sede assembleare, sulla presentazione del piano industriale: “Il gruppo Salini conferma la propria ferma determinazione nel realizzare un progetto industriale che può garantire crescita, sviluppo e occupazione per l’impresa e per il Paese, nonche’ valore per tutti gli azionisti. Il progetto, che verrà a breve presentato alla comunità finanziaria e alla stampa, si fonda su chiare strategie, competenza e lavoro prescindendo da facili soluzioni o da rendite di posizione acquisite”.

L’intenzione originaria di Salini era quella di tentare gli azionisti di minoranza con un “dolcificante”: quello di vendere la rete autostradale brasiliana Ecorodovias, di cui Impregilo possiede il 29,24%, non più considerata un asset strategico dal momento che le infrastrutture sono a regime e garantiscono solamente introiti da pedaggio e non nuove commesse industriali. Un’eventuale vendita della rete riporterebbe in cassa liquidità con cui pagare dividendi per gli azionisti e rilanciare nuovi investimenti.

Ma non è tutto: Impregilo e Salini occuperebbero mercati differenziati (Africa e Sudamerica), e costituirebbero il più grande gruppo industriale italiano nel settore delle costruzioni, con un fatturato che supererebbe i tre miliardi di euro concentrati però su un settore omogeneo. Al contrario, nel gruppo Gavio proprio quelle concessioni autostradali che Salini non considera più un asset strategico rappresentano una quota molto consistente dell’attività (38%).

Due visioni molto differenti della “mission” aziendale: mentre Salini si fa propugnatore non solo di un irrobustimento patrimoniale, ma anche di un rafforzamento della vocazione del gruppo, il rischio è che – nei disegni di Gavio – si formi sì un colosso, ma eterogeneo nella struttura delle attività.

Comunque vada, il cambio dello statuto si ripercuoterà positivamente sulla governance del gruppo: chi, tra i due duellanti, uscirà sconfitto, avrà comunque la garanzia di una adeguata rappresentanza nel Cda.

 

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