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Impatto del voto americano sui mercati, i consigli dello strategist Fugnoli (Kairos): occhio ai fondamentali e alla Fed

Imagoeconomica

Nel mondo dei mercati finanziari, le elezioni presidenziali americane rappresentano spesso un momento di grande incertezza. Tuttavia, è importante comprendere che il potere effettivo di un presidente è limitato: la politica fiscale è prerogativa esclusiva del Congresso, mentre la politica monetaria è gestita dal Federal Open Market Committee, un organismo indipendente composto dai presidenti delle Fed regionali e membri della Fed centrale. Questa complessità istituzionale, che bilancia le decisioni economiche tra i vari rami del governo americano, è stata al centro dell’ultima puntata del podcast “Al 4° piano” con Alessandro Fugnoli.

Prospettive post-elezioni: impatti su politiche fiscali e mercati

L’analista ha esplorato le implicazioni di una possibile vittoria repubblicana completa, con la Casa Bianca e il Congresso controllati dallo stesso partito, notando un aumento della probabilità dopo il fallito attentato a Trump. Storicamente, ha spiegato Fugnoli, questa configurazione ha spesso portato a politiche fiscali più aggressive e caratterizzate. “È la ragione per cui i bond lunghi si sono inizialmente indeboliti”, ha avvertito Fugnoli, aggiungendo che è ancora prematuro scommettere su ulteriori espansioni fiscali, come abbiamo visto in quegli anni. “La campagna Trump, del resto, ha fatto sapere di volere anche tagliare molte spese e aumentare le entrate. Un trilione dovrebbe arrivare dall’aumento delle tariffe doganali, un altro trilione dalla riduzione degli incentivi verdi introdotti nel 2021 e ancora un trilione dalle devoluzioni della sanità agli stati, più attenti alle spese rispetto agli enti federali. Quanto alle tariffe, il loro aumento non coinvolgerà Messico e Canada. Vedremo quindi continuare la corsa delle imprese cinesi ed europee ad aprire fabbriche in Messico”.

Passando alle dinamiche geopolitiche, Fugnoli ha evidenziato le potenziali pressioni che una nuova amministrazione americana potrebbe esercitare sull’Europa, tra cui aumenti delle tariffe, restrizioni commerciali con la Cina, richieste di maggiori spese militari e il possibile impatto sull’andamento del dollaro. Tuttavia, Fugnoli ha indicato che l’Europa potrebbe adottare strategie di negoziazione e adattamento per mitigare gli effetti negativi e perseguire soluzioni diplomatiche, specialmente in situazioni critiche come la crisi ucraina.

Il consiglio di Fugnoli: “Evitare speculazioni premature”

Insomma, il quadro è complesso. Motivo per cui lo strategist consiglia di evitare speculazioni premature sui risultati e sugli impatti del voto americano, citando gli insuccessi dei precedenti “Trump trade” e “Biden trade”. “In primo luogo, mancano ancora quasi quattro mesi al voto di novembre e molte cose possono ancora cambiare. In secondo luogo, non è mai una certezza chi vincerà e tanto meno se chi vincerà riuscirà a conquistare anche i due rami del Congresso. In terzo luogo, i piani annunciati, per una ragione o per l’altra, rimangono spesso nel cassetto”.

Concludendo, Fugnoli ha richiamato l’attenzione su precedenti episodi in cui le intenzioni di politica economica annunciata non si sono tradotte in azioni concrete, come nel caso dei dazi sulle auto tedesche e delle spese militari europee. “Trump andò vicino a imporre nuovi dazi sulle auto tedesche nel 2018 ma non ne fece nulla, che cercò di indebolire il dollaro ma ci riuscì solo per qualche mese, tanto che alla fine del suo mandato il cambio con l’euro si ritrovò sugli stessi livelli d’inizio mandato. Anche sulle spese militari, l’Europa promise di impegnarsi ma, otto anni dopo, non ha ancora rispettato gli impegni”.

Cosa fare?

Guardando al futuro, Fugnoli consiglia agli investitori di rimanere concentrati sui fondamentali e sull’azione della Federal Reserve “che, a partire da settembre, taglierà i tassi di 25 punti base al trimestre fino alla fine del 2025”. Con l’attesa dei tagli, lo strategist suggerisce di mantenere posizioni azionarie diversificate, spostandosi al di là dei settori tecnologici verso opportunità più ampie. Il focus sui bond dovrebbe orientarsi verso il “bull steepening“, una strategia che sfrutta una curva dei rendimenti in via di normalizzazione. E aggiunge: “Attenzione anche all’oro”, il bene rifugio di eccellenza nei periodi di incertezza geopolitica.

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