Braccio si ferro tra il Governo e Arcelor Mittal sull’immunità penale, una questione che preoccupa sempre di più i lavoratori dell’ex Ilva di Taranto, anche perché la linea dura scelta da Luigi Di Maio potrebbe spingere la nuova proprietà a un clamoroso passo indietro.
“Il problema dell’immunità penale è risolto perché non c’è più immunità penale. Questo era il nostro obiettivo e abbiamo detto che non siamo assolutamente contro i lavoratori e ArcelorMittal”. Questo quanto affermato dal ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, prima di entrare in Prefettura per il Tavolo del Contratto Istituzionale di sviluppo per Taranto. Le parole del vicepremier de facto confermano la modifica delle tutele legali inserita nel Decreto Crescita nonostante l’allarme lanciato da Arcelor Mittal, che in una nota di fuoco aveva dichiarato: “Il decreto Crescita nella sua formulazione attuale cancella le tutele legali esistenti quando ArcelorMittal ha accettato di investire nello stabilimento di Taranto. Tutele che è necessario restino in vigore fino a quando non sarà completato il piano ambientale per evitare di incorrere in responsabilità relative a problematiche che gli attuali gestori non hanno causato”.
Nel contratto di acquisto dell’ex Ilva, il Governo aveva infatti garantito la non punibilità, a condizione di sviluppare il piano ambientale, per le inchieste penali dal prossimo 6 settembre, una decisione che aveva già all’epoca suscitato parecchie perplessità.
“La Corte Costituzionale – ha aggiunto Di Maio – si sarebbe espressa sull’immunità penale probabilmente in autunno e siccome abbiamo sempre detto che su quella norma avevamo perplessità, era giusto dire che non deve esistere l’immunità penale in una situazione così complicata come quella di Taranto”. Ma allora perchè il copntratto d’affitto stipulato dall’attuale Governo con Arcelor Mittal promnetteva il contrario, cioè l’immunità penale?
“Siamo al lavoro – ha poi continuato Di Maio – per affrontare il tema della Cassa integrazione e chiederemo chiarimenti al tavolo sul perché debba coinvolgere 1400 lavoratori”. Lo scorso 5 giugno, Arcelor Mittal ha annunciato la decisione di mettere in cassa integrazione circa 1.400 su 8.200 i dipendenti – per un totale di 13 settimane – allo scopo di fronteggiare l’attuale crisi di mercato, la stessa crisi che un mese prima aveva già spinto l’azienda a tagliare la produzione primaria in tutta Europa, ma soprattutto in Spagna e Polonia, rallentando quella dello stabilimento tarantino da 6 a 5 milioni di tonnellate.
“Per Taranto c’è una dotazione finanziaria di un miliardo di euro di investimenti assegnati e solo 300 milioni erano stati utilizzati quando ho presieduto il tavolo il 24 aprile scorso, oggi sono 700 i milioni impegnati e la cosa più importante di tutte è che entro settembre avremo la possibilità di vedere 500 milioni in fase di esecuzione assegnati ai progetti”, ha spiegato Di Maio, che ha poi chiarito: “La Zona economica speciale è stata sbloccata. Poi ci sono -investimenti per il centro storico con 90 milioni assegnati ai progetti e per il quartiere Tamburi e oggi firmiamo un protocollo d’intesa per la valorizzazione dell’Arsenale militare per l’utilizzo di 30 milioni di euro che prevede la possibilità che la struttura possa aprirsi ai turisti come polo museale”. Da sottolineare che alla riunione di oggi sono assenti proprio le associazioni ambientaliste, mentre per il Governo, oltre a Di Maio ci sono Sergio Costa (Ambiente), Alberto Bonisoli (Beni culturali), Giulia Grillo (Salute), Barbara Lezzi (Sud) ed Elisabetta Trenta (Difesa).
Il Tavolo, serve a fare il punto sullo stato di attuazione del Contratto istituzionale di sviluppo istituito nel 2015 con una dotazione di oltre 900 milioni, tra vecchi finanziamenti riprogrammati e nuovi assegnati.