Non finiscono i guai per il gruppo Riva e per l’Ilva, su cui stamattina si è abbattuto un nuovo ciclone: la Guardia di Finanza, su disposizione della Procura, ha iniziato a operare sequestri su beni e quote societarie dei Riva per un ammontare di 8 miliardi di euro, secondo la legge che disciplina la responsabilità giuridica di impresa e che riguarda anche i reati ambientali. La cifra di 8 miliardi rappresenta la somma ritenuta necessaria all’esecuzione delle opere di risanamento ambientale.
In ogni caso i sequestri non andranno a toccare l’attività produttiva della fabbrica di Taranto, né sui posti di lavoro, in ossequio alla cosiddetta legge “Salva Ilva”. Gli attuali vertici della società, il presidente Bruno Ferrante e l’ad Enrico Bondi, dovrebbero rimanere al loro posto.
Sulla famiglia Riva pende dallo scorso luglio l’accusa di disastro ambientale, per l’inquinamento provocato dall’impianto siderurgico di Taranto, causa, secondo le perizie, di “malattie e morte” . Dal 26 luglio Emilio Riva, leader del gruppo dell’acciaio, e il figlio Nicola sono agli arresti domiciliari.