Il Tribunale del Riesame ha depositato questa mattina le motivazioni in base alle quali il 7 agosto scorso ha confermato il sequestro dei sei impianti a caldo dell’Ilva. Un provvedimento disposto dal gip Patrizia Todisco il 25 luglio per il presunto inquinamento ambientale legato alla dispersione di diossina nell’atmosfera.
Oggi al ministero dell’Ambiente si riunisce la commissione Ippc-Aia. L’obiettivo è definire il piano di lavoro che permetterà di giungere alla revisione dell’Aia (l’autorizzazione integrata ambientale) per l’Iva entro il 30 settembre. Un’attesa davvero breve, considerando che la precedente autorizzazione per la fabbrica di Taranto era arrivata soltanto dopo sette anni.
“Il lavoro sulla nuova Aia – ha spiegato il sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti – è già iniziato da tre mesi dal ministero dell’Ambiente. Oggi facciamo il punto sulle cose già fatte e diamo le impostazioni per stringere e chiudere entro il 30. Il punto chiave é rappresentato dai dati di monitoraggio sulla base dei quali vanno costruiti gli obiettivi da assegnare all’azienda”.
Alla riunione di oggi – informa il ministero – parteciperanno anche i rappresentanti dei ministeri dello Sviluppo e della Salute, dell’Ispra, della Regione Puglia e dell’Ilva. Saranno prese a riferimento anche anche – riferiscono ancora dal ministero – le prescrizioni del gip per la riduzione dell’impatto ambientale.
Venerdì scorso i ministri Passera e Clini avevano incontrato a Taranto le parti coinvolte nel caso. La notte successiva era scattato un blitz dei carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) per verificare che l’impianto stia seguendo le indicazioni della magistratura.
La precedente autorizzazione ambientale era stata concessa allo stabilimento pugliese il 4 agosto del 2011 e sembra che, pochi giorni prima del via libera, sul tavolo dell’allora ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, fosse arrivato il rapporto del Noe di Lecce (parte integrante delle accuse della Procura) che documentava il disastro ambientale di Taranto.
Dal canto suo, Prestigiacomo giura che non vi furono pressioni per l’Aia, ma dalle intercettazioni telefoniche e ambientali risulta che i dirigenti dell’Ilva si mossero con funzionari della Regione Puglia e con la commissione ministeriale condizionare il provvedimento in arrivo.