I commissari straordinari di Ilva, in amministrazione straordinaria, Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba, hanno aperto le buste e iniziato l’esame delle due offerte presentate per l’acquisizione dei complessi aziendali del Gruppo Ilva. Due i contendenti, da una parte Am Investco Italy dall’altra AcciaItalia
Le offerte sono state trasmesse all’advisor finanziario della procedura di amministrazione straordinaria, Rothschild, per gli adempimenti connessi alla procedura.
La Joint venture Am Investco Italy formata dal gruppo Marcegaglia e ArcelorMittal è pronta a mettere sul piatto 2,3 miliardi di investimenti per l’Ilva. L’offerta presentata dal consorzio prevede di produrre 9,5 milioni di tonnellate di prodotti finiti e mette per iscritto l’impegno a realizzare un centro di ricerca e sviluppo a Taranto oltre a implementare nuove tecnologie per la produzione di acciaio a bassa emissione di anidride carbonica.
“Riteniamo che il consorzio composto da ArcelorMittal e Marcegaglia costituisca il miglior partner in assoluto per l’Ilva – ha detto Lakshmi N. Mittal, presidente e Ceo di ArcelorMittal – I nostri dirigenti ed ingegneri stanno studiando la società da anni e hanno una comprensione ottimale delle necessità per un’inversione di tendenza dei risultati per assicurare un futuro solido, sicuro e sostenibile per i dipendenti di Ilva e la popolazione di Taranto. Siamo convinti di avere il giusto piano industriale, il piano ambientale corretto e il piano commerciale idoneo per sostenere la trasformazione dell’Ilva in una società che, ancora una volta, sarà un gioiello del panorama produttivo italiano e che andrà ad apportare valore sia all’economia italiana che a tutti gli stakeholder”.
AcciaItalia – raggruppamento formato da Jsw, Arvedi, Delfin, Cassa Depositi e Prestiti – non ha ancora comunicato dettagli ufficiali sull’offerta di oggi. Tuttavia, pochi giorni fa, Sajjan Jindal, chairman di Jsw, la società indiana è azionista di maggioranza di AcciaItalia, ha affermato di essere pronto a investire in un piano di alcuni miliardi di euro volto ad aumentare la produzione di Ilva a 10 milioni di tonnellate, mantenendo l’attuale produzione da altoforno, ma realizzando anche forni elettrici alimentati a preridotto, allo scopo di garantire un minore impatto ambientale dell’attività.