Il processo di ripresa del Gruppo Ilva sta per iniziare, ma il cammino sembra alquanto tormentato. Arcelor Mittal, colosso mondiale dell’acciaio con sede in Lussemburgo, ha dichiarato di voler assumere ex novo 10.000 lavoratori, che selezionera’ previa accettazione delle condizioni imposte dall’azienda, con sottoscrizione di verbale di conciliazione tombale.
Nel dettaglio 7.600 sarebbero impiegati a Taranto, 900 a Genova, 700 a Novi ligure, 160 a Milano, 240 in altri siti. Quanto alle controllate sono previsti 160 dipendenti in forze a Ism, 35 a Ilvaform, 90 Taranto Energia. Inoltre sono previsti 45 dirigenti in funzione. A questi numeri si aggiungono i dipendenti francesi delle società Socova, Tillet che rientrano nel perimetro del gruppo.
Si parla di 4.000 esuberi, distribuiti in tutti i siti: a Genova saranno tagliati 600 posti. Gli esuberi, secondo quanto dichiarato da Am InvestCo e confermato dal Governo, saranno impiegati nelle attività di ambientalizzazione del sito di Taranto gestito dall’Amministrazione Straordinaria.
Per gli assunti, attaccano i sindacati, ci sara’ un nuovo contratto di lavoro, rinunciando quindi all’anzianità di servizio e all’integrativo aziendale e determinando in tal modo un taglio salariale consistente e inaccettabile.
Pronta è arrivata la risposta dei sindacati: “Se questo è l’atteggiamento di Mittal nei confronti dei lavoratori diretti – denuncia la Fiom Cgil – il rischio è il massacro sociale dei lavoratori dell’indotto. Per la Fiom, sulla base di quanto formalizzato da Arcelor Mittal, non ci sono le condizioni di aprire un tavolo negoziale.
L’unica risposta possibile a tale provocazione è una forte azione conflittuale di tutte le lavoratrici e i lavoratori. Lunedì 9 ottobre si terrà un incontro presso ministero dello Sviluppo economico, durante il quale il governo espliciterà la propria posizione di fronte alle decisioni di Arcelor Mittal.
Duro anche Marco Bentivogli, segretario generale Fim Cisl: “Alcuni stabilimenti inizieranno la mobilitazione già nelle prossime ore”