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Ilva: firmato ordine spegnimento altoforno 2

Da lunedì 14 inizieranno le procedure di spegnimento – ArcelorMittal ha già chiesto la cassa integrazione per 3-500 lavoratori – Patuanelli annuncia che lo Stato investirà un miliardo

Ilva: firmato ordine spegnimento altoforno 2

Da sabato 14 dicembre, l’altoforno 2 dell’ex Ilva non potrà più essere usato. Lo ha stabilito il giudice Francesco Maccagno del Tribunale di Taranto, che nella serata di giovedì ha firmato l’ordine di esecuzione di spegnimento. Una notizia attesa, visto che tre giorni fa era stata rigettata la mozione con cui i commissari dello stabilimento di Taranto chiedevano il prolungamento dell’attività. Le operazioni per lo spegnimento dell’altoforno 2 inizieranno lunedì 17 dicembre e si concluderanno presumibilmente entro metà gennaio.

Proprio sulle procedure di spegnimento il giudice  Maccagnano ha domandato chiarimenti al custode giudiziario dell’area a caldo dello stabilimento, Barbara Valenzano. Nel dettaglio, il giudice dispone che il custode giudiziario fornisca entro il 17 dicembre informazioni su “modalità di custodia dell’altoforno in sequestro; tempistiche residue del cronoprogramma di spegnimento già avviato prima del 17 settembre 2019 ed effetti che detta operazione può avere su tale impianto; tempistiche entro le quali, ad altoforno 2 spento, Ilva in amministrazione straordinaria potrebbe adempiere alle prescrizioni di cui al decreto di restituzione emesso dalla Procura della Repubblica in data 7 settembre 2015, allo stato non ancora adempiute”.

Ancora, il giudice ha chiesto a Valenzano di curare “l’esecuzione del decreto di sequestro preventivo d’urgenza emesso in data 18 giugno 2015 dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Taranto”. Sequestro preventivo disposto dopo l’avvio dell’inchiesta sulla morte dell’operaio Alessandro Morricella, investito da una fiammata mista a ghisa incandescente nel giugno del 2015, mentre misurava la temperatura del foro di colata dell’altoforno.

Intanto, i legali dei commissari straordinari stanno preparando un nuovo ricorso al Tribunale del Riesame che dovrebbe essere depositato entro venerdì prossimo e potrebbe essere discusso il 30 dicembre o il 7 gennaio.

ArcelorMittal, in seguito al rigetto tre giorni fa della proroga d’uso dell’altoforno 2, ha già comunicato ai sindacati il ricorso alla cassa integrazione straordinaria per 3.500 lavoratori. “Ci aspettavamo un’altra decisione del giudice di Taranto – ha detto il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella – Ma, al di là dell’atto giudiziario, la questione dirimente e gravissima è stata la strumentalizzazione di Arcelor Mittal, che ha richiesto la cassa integrazione per un numero sproporzionato di lavoratori per la fermata dell’altoforno 2. Dall’incontro di ieri il Governo è risultato incapace e impreparato sia rispetto alla richiesta di cigs dell’azienda sia rispetto al piano industriale. Ci troviamo in una situazione di pesante incertezza perché non conosciamo quali sono le scelte del Governo e il destino di 20 mila lavoratori, di una realtà fondamentale del settore siderurgico, dell’industria e dell’economia italiana. Non firmeremo nessun accordo che preveda cigs per migliaia di lavoratori, perché rappresenterebbe l’anticamera del licenziamento”.

Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha assicurato che “il piano del governo”, per il quale sarà investito un miliardo di euro, “vale a prescindere dal fatto che si trovi una soluzione con ArcelorMittal”.

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