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Ilva fa male anche allo spread che torna a quota 160

Imagoeconomica

Un caso scottante come quello che riguarda l’Ilva di Taranto non è per l’Italia solo un grandissimo problema industriale e occupazionale, ma anche finanziario. Né è la prova che le incertezze sul destino di una delle aziende più strategiche per l’economia italiana, e soprattutto l’incapacità del Governo di assumere una posizione definitiva, si ripercuotono sullo spread Btp Bund, che oggi risale pericolosamente intorno ai 160 punti base, ai livelli massimi da due mesi, con il rendimento del BTP decennale pari all’1,23%. Non è dunque solo l’incertezza sulla tenuta dell’esecutivo (che pure permane) a destare preoccupazione presso gli investitori internazionali, ma anche un caso specifico come quello dell’Ilva. La Borsa invece non ne risente più di tanto: Piazza Affari chiude sì in territorio negativo, ma non pesantemente, restando in zona 23.500 punti dopo diverse settimane di rialzi.

Sul Ftse Mib è una giornata contrastata per le banche. Bper e Finecobank svettano tra i titoli migliori del paniere principale, insieme ad Azimut, mentre continua il momento non esattamente positivo per Ubi Banca, dopo i conti deludenti pubblicati venerdì scorso. Prysmian invece la trimestrale la pubblicherà domani, ma i segnali non sono così buoni e così il titolo è il peggiore con vendite per oltre il 2%. In ribasso Telecom Italia, dopo il rialzo di venerdì sull’ipotesi di spinoff del datacenter e intesa con Google Cloud; ma alcuni fondi statunitensi non sono a favore dell’aggregazione con Open Fiber in quanto l’operazione potrebbe essere bloccata dall’Antitrust. Intesa Sanpaolo +0,6%, giù Unicredit dopo l’exploit successivo alla cessione della quota in Mediobanca.

La cautela di Milano è condivisa anche dagli altri listini europei: Francoforte chiude sulla parità, discesa modesta per Londra, che cede un piccolo -0,68%, e seduta incolore anche Parigi, che non registra variazioni significative, rispetto alla seduta precedente. L’attenzione dei mercati è anche rivolta agli scontri a Hong Kong, dopo che la polizia ha sparato colpi di arma da fuoco contro i manifestanti e le proteste in tutta la città hanno costretto le scuole e gli uffici a chiudere. Infatti sul Ftse Mib continua a soffrire un titolo esposto come Moncler, mentre reagisce l’altro titolo del lusso, Ferragamo.

Anche Wall Street, nella giornata del Veteran’s Day e quindi con volumi ampiamente ridotti, tende al ribasso, retrocedendo dai livelli record toccati la scorsa settimana, dopo che il presidente statunitense Donald Trump ha smorzato gli entusiasmi per un imminente accordo sui dazi con la Cina. Durante il weekend, Trump ha detto che i negoziati procedono “molto bene” ma che le notizie circolate la scorsa settimana sulla cancellazione reciproca dei dazi come parte della fase uno dell’accordo “non sono corrette”.

Per il petrolio è una giornata col segno verde: mentre è imminente – ma ancora avvolta dal mistero – l’Ipo della saudita Saramco, che sarà la quotazione più grande di tutti i tempi, il Brent sale sopra i 62 dollari al barile, mentre il Wti supera i 57 dollari al barile. A Piazza Affari restano comunque fiacchi gli energetici: in rosso Saipem ed Eni, guadagna qualcosa invece Tenaris. Tendenza nettamente ribassista per l’oro, che scende sotto i 1.500 dollari l’oncia. L’euro si apprezza sul dollaro, cambiando sopra 1,1, mentre rispetto alla sterlina scende sugli 0,857.

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