La Cassa Depositi e Prestiti ha presentato una manifestazione d’interesse per l’Ilva di Taranto. La mossa è arrivata dopo che alcuni giorni fa l’amministratore delegato di Cdp, Fabio Gallia, aveva comunicato la disponibilità della Cassa a entrare nella partita per il rilancio del gruppo siderurgico con un ruolo di minoranza.
Dovrebbe essere della partita anche il gruppo Marcegaglia, guidato dal presidente e amministratore delegato Antonio Marcegaglia, che presenterà entro oggi la sua manifestazione d’interesse per l’acquisizione (o l’affitto) degli asset dell’acciaieria della famiglia Riva.
Come banche creditrici “non siamo parte del processo di ricerca di uno o più nuovi investitori” per la nuova Ilva, ma “ci auguriamo che la nuova società riparta con investitori e soci forti, perché ne va dell’interesse di tutti, comprese le banche”, ha detto Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit. “Guardo con grande favore alla ricerca di un partner industriale e se c’è anche una componente italiana fa solo piacere”, ha aggiunto.
Intanto, oggi, “tutti i lavoratori dell’Ilva scioperano per rivendicare un futuro certo e stabile per tutti gli stabilimenti del gruppo”, spiega in una nota il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo. Anche Confindustria Taranto parteciperà con una propria delegazione allo sciopero.
Il sindacalista aggiunge che sempre oggi “scade il termine per le proposte d’interesse degli imprenditori che intendono rilevare l’azienda. A quel punto sarà necessaria un’accelerazione del percorso che non vada a scapito del progetto industriale e che determini, quindi, un assetto definitivo, scongiurando qualunque ipotesi di ‘spezzatino’. Bisogna puntare, contestualmente, alla salvaguardia occupazionale, ambientale e produttiva: lo dobbiamo a tutti i lavoratori, ai cittadini e all’economia del Paese”.
Domani, giovedì 11 febbraio, si riuniranno i commissari, mentre la scadenza per individuare uno o più partner è prevista dalla legge per giugno, termine entro il quale gli stessi commissari dovranno decidere come procedere, assegnando poi quattro anni di tempo per completare il passaggio delle consegne.