Lo spegnimento dell’altoforno 2 mette di nuovo a rischio il futuro dell’impianto siderurgico ex Ilva di Taranto. È quanto sostiene Marco Bentivogli, segretario del sindacato dei metalmeccanici Fim Cisl.
“Apprendiamo della decisione del giudice Francesco Maccagnano di rigettare l’istanza di Ilva in amministrazione straordinaria – scrive il sindacalista in una nota – per effettuare i lavori di messa in sicurezza dell’altoforno 2, sequestrato dalla Procura di Taranto dopo che il giudice dell’udienza preliminare Pompeo Carriere aveva respinto l’istanza di dissequestro della stessa Ilva in AS. Nel provvedimento, Maccagnano sostiene che far effettuare i lavori e quindi tenere ancora in attività l’impianto, significherebbe esporre i lavoratori addetti ad una condizione di pericolo essendo lo stesso impianto in condizioni di rischiosità. L’altoforno 2, uno dei tre (Afo1, Afo2, Afo4) attualmente operativi di Ilva, andrà quindi fermato e spento, operazione, questa, per la quale il custode giudiziario dell’area a caldo aveva avviato, su incarico dell’autorità giudiziaria, il relativo cronoprogramma”.
La Fim Cisl segnala da tempo “i ritardi proprio su Afo2 e su tutta l’area altoforni relativi ad alcune prescrizioni vigenti – continua Bentivogli – Questa ulteriore tegola si somma ai 1.400 lavoratori in Cig dal 2 luglio, a cui potrebbero aggiungersene altri mille proprio a causa del sequestro di Afo2. Da qui al 6 settembre, data di cessazione dello scudo penale, la tensione in stabilimento aumenta ogni ora. Se aggiungiamo a questi 2400 i 1700 in Cigs comprendiamo come la lentezza con cui si cerca di disinnescare i problemi ambientali si somma ad un’incertezza del Governo che innesca una bomba sociale inaccettabile”.
Il numero uno della Fim Cisl sottolinea inoltre che “in Audizione al Senato un rappresentante del M5S ha ribadito la necessità di riconvertire l’area ex Ilva ad altra attività economica. I lavoratori non vogliono sussidi, ma rientrare al lavoro, in un’ambiente salubre. Il benaltrismo non aiuta né il lavoro né l’ambiente. Il ministro Di Maio chiarisca definitivamente se rispetto all’accordo del 6 settembre 2018 ha cambiato idea e dia risposte chiare a lavoratori di tutto il Gruppo e ai cittadini di Taranto”.