Nel corso dell’incontro tenutosi oggi al ministero dello Sviluppo economico, il ministro Carlo Calenda ha esposto ai sindacati il piano industriale di Am Investco Italy, la cordata composta da Arcelor Mittal e Marcegaglia, in pole position per l’aggiudicazione degli asset dell’Ilva di Taranto.
In base a quanto previsto dal progetto, Am prevede di mantenere 9.400 posti di lavoro, stabilendo tra i 5mila e i 6mila esuberi. Un numero simile è tra l’altro contenuto nell’offerta di AcciaItalia, la seconda cordata interessata all’Ilva.
Il piano ha, come previsto, scatenato le proteste dei sindacati che lo hanno definito “inaccettabile”, chiedendo inoltre delucidazioni sui motivi alla base della scelta dei commissari.
“Partiamo male. Il prezzo occupazionale che emerge dalle proposte di Am Investco e di AcciaItalia (Jindal-Arvedi-Cdp-Del Vecchio) è troppo salato. Il confronto, che è stato riaggiornato a giovedì alle 10, deve confrontarsi su risultati migliori. Sarebbe assolutamente inaccettabile per Taranto, Genova, Novi Ligue un prezzo così salato in termini di lavoro”. Questo il commento del segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli al termine del vertice al Mise.
“Pensiamo – continua il sindacalista – che si debba partire con chiarezza sugli investimenti ambientali, produttivi e anche sul prezzo. Servono dettagli molto più chiari sugli investimenti, sul ciclo produttivo, sull’uso delle tecnologie perché altrimenti anche l’occupazione dichiarata rischia di non essere quella reale”. Anche sul costo medio salariale “ci sono dei problemi: nel caso di AcciaItalia è molto più basso di quello attuale mentre è un po’ più alto quello di Am Investco”.
Secondo il numero uno della Fim-Cisl occorre tenere in considerazione “che la siderurgia in Italia ha già perso molto tessuto produttivo e occupazione. E questo sarebbe un colpo gravissimo che non possiamo accettare”.
Bentivogli si dice contrario anche al piano di AcciaItalia: “Il saldo occupazione è ancora più negativo. Risale dopo 6 anni. Ma sei anni sono tantissimi, un’enormità. Non si può in ogni caso ripartire nel 2018 con 6.400 esuberi: non riusciamo e non vogliamo immaginare una cosa del genere”.
In apertura dell’incontro il ministro Carlo Calenda ha inoltre smentito l’avvenuta aggiudicazione della gara, ma ha spiegato che la fase di analisi è giunta alla fine con il parere dei commissari in favore di AminvestCo.
Ricordiamo che ieri, 29 maggio, il ministro Calenda ha incontrato Sajjan Jindal e Lucia Morselli di Cdp, rappresentanti della cordata AcciaItalia che hanno richiesto il vertice allo scopo di provare un rilancio sull’offerta di acquisto degli asset dell’Ilva, aumentando l’offerta di ulteriori 600 milioni e portando la cifra complessiva a 1,8 miliardi di euro.