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Ilva, ArcelorMittal annuncia 4.700 esuberi. Sindacati: “Piano irricevibile”

Imagoeconomica

Non c’è pace per i dipendenti di Arcelor Mittal, da mesi in attesa dell’esito del tira e molla tra governo e azienda sul futuro dell’ex Ilva dopo la decisione dell’azienda di chiudere i battenti a gennaio e spegnere gli altiforni in seguito alla cancellazione dello scudo fiscale dal decreto Salva-Imprese. Durante l’ennesimo tavolo tenutosi oggi al ministero dello Sviluppo Economico, l’amministratore delegato della società, Lucia Morselli, ha diffuso i dati occupazionali che tutti attendevano e temevano. Nel nuovo piano industriale di Arcelor Mittal ci sarebbero 4.700 esuberi. 2.900 previsti per il 2020, i restanti 1.800 negli anni successivi fino al 2023. L’organico dell’ex Ilva passerebbe dunque dagli attuali 10.789 dipendenti ai 6.098 del 2023.

Lo stesso piano stabilisce anche un aumento dei volumi di produzione dagli attuali 4,5 milioni di tonnellate di acciaio ai 6 milioni dal 2021. Nel 2023 inoltre sarà spento l’altoforno 2 e avviato un forno elettrico  ad Arco Eaf. capace di garantire 1,2 milioni di tonnellate di acciaio “pulito”. Il piano prevede infine la marcia della sola linea D di agglomerato.

Poco prima dell’inizio della riunione i sindacati avevano annunciato barricate, escludendo qualsiasi possibile intesa sugli esuberi. Reazione confermata anche nel corso del tavolo dopo la presentazione dei numeri:  “Non ci sono le condizioni per aprire confronto per un’intesa. Si deve ripartire dall’accordo di un anno fa, con i livelli occupazionali e investimenti indicati dal piano del 2018″, ha dichiarato la segretaria della Cisl, Anna Maria Furlan a nome di tutti i sindacati presenti.  

 “È il primo incontro con governo e azienda dopo l’avvio della nuova trattativa con i Mittal – aveva affermato in precedenza la segretaria generale della Fiom Francesca Re David – da tempo diciamo che dobbiamo sapere cosa sta succedendo. Per noi l’accordo vincolante prevede zero esuberi. Non siamo disponibili a discutere di esuberi. Se si pensa di dimezzare produzione e occupazione non siamo d’accordo”.

La è strada è stretta e in salita. L’obiettivo sta nel garantire la continuità produttiva. È necessario un confronto costruttivo onesto che sia sviluppato nel tempo, parallelamente alle previsioni sul piano industriale ed a tutto quello che stiamo cercando di fare”, avrebbe affermato invece al tavolo il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. “Non sarà semplice ma c’è bisogno di tutti”, ha aggiunto.

Sulla questione è intervenuto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: “Il progetto che è stato anticipato in un incontro non va assolutamente bene, mi sembra sia molto simile a quello originario. Lo respingiamo e lavoreremo come durante questo negoziato agli obiettivi che ci siamo prefissati col signor Mittal e che il signor Mittal si è impegnato personalmente con me a raggiungere, e ci riusciremo”, ha detto Conte a margine di una iniziativa a Roma.

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Categories: Economia e Imprese