Tra i tanti numeri “drammatici” proposti dalla crisi a partire dal 2008, anno del suo inizio, uno dei più eclatanti è sicuramente quello relativo ai disoccupati che ha creato in giro per il mondo. Soprattutto, stando ai dati dell’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) e dell’Ocse, nei Paesi del G-20, dove negli ultimi quattro anni i posti di lavoro “bruciati” dalla recessione sono stati la bellezza di 21,3 milioni.
Brutta notizia soprattutto per l’Italia, che è la maglia nera della classifica del rapporto sul lavoro: nell’ultimo anno i disoccupati nel Belpaese sono aumentati del 23,4%, arrivando ad essere in tutto 2 milioni 506 mila. Si tratta dell’incremento più forte tra i paesi del G-20, seguito dal più 15,6% della Spagna, e dal più 5,9% della Gran Bretagna. Per l’insieme dell’Ue il numero di disoccupati, a 24,772 milioni, è aumentato del 9,4%. All’opposto il calo più forte si è registrato in Turchia, con un meno 12% di disoccupati.
Il rapporto sottolinea, inoltre, quanto pesante sia la disoccupazione giovanile (16-24 anni) il cui tasso risulta in tutti i Paesi del G20 più alto di quello degli adulti: i giovani senza lavoro sono 37 milioni. “Chiediamo ai ministri di fare di più per aiutare i giovani”, dichiarano in una nota il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, e il direttore generale dell’Ilo, Juan Somavia, “oltre che con misure per stimolare l’occupazione, l’accesso dei giovani al mercato del lavoro può essere agevolato attraverso interventi per migliorare la loro preparazione tramite un largo accesso all’educazione di base e alla formazione lavorativa”.