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Il voto Usa dà nuovo sprint alle Borse

L’effervescenza della Borsa americana e soprattutto del Nasdaq (+5%) sulla scia delle elezioni presidenziali contamina anche i mercati europei – A Milano il Ftse Mib riconquista quota 19 mila: volano Nexi e In tesa Sanpaolo

Il voto Usa dà nuovo sprint alle Borse

Le Borse restano su di giri, nonostante l’incertezza sull’esito del voto americano e il rischio di una lunga scia di contestazioni fra il presidente Donald Trump e lo sfidante Joe Biden. I listini europei chiudono un’altra seduta in rally e Wall Street galoppa, in sella al Nasdaq, che cresce del 5%. Continua inoltre il recupero del petrolio (Brent +3,25%, 41 dollari al barile; Wti +3,16% 38,85 dollari), mentre è piatto l’euro dollaro, con il cambio che orbita intorno a 1,177. 

Piazza Affari supera di slancio i 19mila punti e sale dell’1,96% a 19.358, in linea con Francoforte +1,95%, ma più arretrata di Parigi +2,44%. Resta in coda invece Madrid +0,47%.

L’avvio della giornata era stato volatile, ma l’apertura in rialzo della Borsa di New York e il successivo affermarsi della propensione al rischio, hanno consolidato l’umore dei listini europei. I risultati elettorali per ora smentiscono le previsioni di una vittoria chiara di Biden e di un’affermazione dei democratici al Senato, ma le aziende si dividono fra favorevoli alla politica dell’uno o dell’altro presidente, mentre gli investitori trovano nel quadro odierno evidenti spunti di ottimismo. Nel mondo delle scommesse, il britannico Smarkets vede Trump in vantaggio del 55%, in rialzo dal 39% all’apertura delle urne. Le probabilità di una vittoria da parte di Trump hanno toccato l’80%, stamattina. Il presidente uscente nel suo ultimo Tweet scrive però che il suo vantaggio in alcuni Stati chiave sarebbe “scomparso nella notte” e questo sembra il cinguettio di chi sa che sta perdendo. 

Sotto il profilo macroeconomico, l’Eurozona manifesta segnali di stagnazione nel quarto trimestre, ma inferiori alle attese: l’indice Pmi della produzione composita, stilato da Ihs Markit, si attesta a quota 50 (rispetto a 50,4 di settembre) e quello dei servizi a 46,9 (contro i 48 di settembre). Negli Usa invece aumentano a ottobre i posti di lavoro nel settore privato pari a 365.000 unità. La stima Adp è calcolata tenendo in considerazione solo il settore privato ed escludendo quello governativo. Il dato delude nettamente le stime degli economisti che si aspettavano una crescita dei posti pari a 738.000 unità. Il comitato politico della Federal Reserve avrà di che riflettere nella riunione di due giorni di novembre che comincia oggi; domani, al termine, il presidente Jerome Powell, in una conferenza stampa, dovrebbe illustrare la nuova politica sui tassi di interesse.

A spingere gli acquisti, in Piazza Affari sono anche alcune trimestrali migliori delle previsioni. È il caso di Intesa San Paolo, che guadagna il 3,71% e guida la carica dei titoli finanziari, mentre l’ad Carlo Messina è convinto che la sua banca sia una “delle meglio posizionate per poter riprendere la distribuzione dei dividendi una volta avuta l’autorizzazione della Bce”.  Per il 2020 il gruppo prevede “che l’utile netto possa risultare non inferiore a circa 3 miliardi nel e non inferiore a circa 3,5 miliardi nel 2021, assumendo un costo del rischio potenzialmente fino a circa 90 centesimi di punto per il 2020 e fino a circa 70 centesimi di punto per il 2021”. Includendo dal 2022 è previsto “un utile netto non inferiore a 5 miliardi e il proseguimento di una strategia focalizzata sulla remunerazione per gli azionisti e sul mantenimento di solidi coefficienti patrimoniali’. Intesa pagherà quindi “un ammontare di dividendi cash corrispondente a un payout ratio pari al 75% del risultato netto per l’esercizio 2020 e al 70% per l’esercizio 2021, subordinatamente alle indicazioni che verranno fornite dalla Bce in merito alla distribuzione di dividendi successivamente al primo gennaio 2021”. Confermata anche l’intenzione di pagare il dividendo accantonato per l’esercizio 2019 con una distribuzione cash delle riserve.

Bene Unicredit, +2,13%, che presenterà i risultati trimestrali domattina. L’agenzia Fitch ha intanto confermato il rating sulla solidità patrimoniale della banca, fissato a “BBB-”. Risale MPS , +1,37%, sulle ipotesi di M&A. 

In cima al listino è Nexi, +6,66% che ha corso forte per il secondo giorno consecutivo, dopo le perdite di lunedì a seguito della notizia dell’acquisto della danese Nest. Per l’ad Paolo Bertoluzzo “se le aggregazioni, che abbiamo per ora annunciato e siglato andassero a termine, arriveremmo a una capacità di investimento di 300 milioni all’anno e questo aprirebbe opportunità di maggiore innovazione, sicurezza e qualità per le banche e i loro clienti. Le competenze e gli investimenti che avremmo a disposizione, assieme a Sia e Nets, sarebbero straordinari nel nostro settore a livello europeo ma anche su scala più ampia”.

Seduta da incorniciare per Diasorin +3,79%, Italgas +3,59%, Poste +3,15%, A2a +3,03%.

Le prese di beneficio penalizzano Pirelli -4,01%; Saipem -1,37%, Atlantia -0,49%. Soffre il settore costruzioni, Buzzi -2,58%, Astaldi -6,5%, con il voto Usa in sospeso e i tempi di attesa per gli investimenti nel settore che si allungano.

Sul secondario scende ancora lo spread fra decennale italiano e tedesco: 130 punti base (-1,2%), con il tasso del Btp in zona minimo storico a +0,66%. Le banche centrali però non sono tranquille: per la consigliera Isabel Schnabel la Bce non dovrebbe dare per scontata la calma sul mercato obbligazionario mentre l’economia della zona euro colpita dalla pandemia volge al peggio e richiede nuovo stimolo monetario.

Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, invece ammonisce: “Per quanto riguarda i conti pubblici, nel medio periodo, l’azione di politica economica non può che porsi l’obiettivo di conseguire un progressivo riequilibrio. Questo vale soprattutto per quei paesi che, come l’Italia, avevano un alto debito pubblico anche prima della pandemia”.

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