Inflazionistico o deflazionistico? Qual è l’effetto del SARS-Cov2 sulla dinamica dei prezzi e dei salari? C’è chi teme che la scarsità di alcuni beni, dovuta alle interruzioni nelle catene del valore, ne faccia aumentare il prezzo e quindi causi inflazione. Ma la verità è opposta: ci sarà una recrudescenza della deflazione. Come ha riconosciuto anche il Presidente FED, Jerome Powell.
Per quattro ragioni. Prima, la caduta della domanda ha spinto ingiù i prezzi delle materie prime, a cominciare dal re indiscusso: il petrolio è calato del 65% dall’inizio dell’anno. Anche perché lo Zar Putin ha deciso di scatenare una guerra contro gli USA con armi nuove: abbassando il costo del greggio sotto la soglia di break-even dell’estrazione di shale-oil. E all’Arabia Saudita non par vero di aver trovato l’alleato che era mancato nel 2014-15. Vediamo chi vincerà, ma l’effetto immediato è nuovamente di spingere sotto-zero la colonnina che misura la temperatura inflazionistica.
Seconda ragione: la rarefazione dei consumi costringe le imprese ad abbassare i listini per incentivare gli acquisti. Terza, la minore produzione lascia molti lavoratori a spasso e ciò fa ridimensionare le richieste salariali.
Quarta, l’aumento della concorrenza dovuto al maggior ricorso ad acquisti via internet. Invece di andare nei centri commerciali e nei supermercati affollati, molte persone preferiscono fare la spesa on-line. Dove maggiori sono la trasparenza e la comparabilità dei prezzi. Questo ri-orientamento degli acquisti verso la rete difficilmente tornerà indietro quando l’epidemia sarà passata. In altre parole, il virus sta accelerando il passaggio a canali di vendita nuovi dove più radicale è la competizione.
In altre parole, il virus ha ucciso un’inflazione già morta.