Il gioco che più appassiona gli esperti di cose energetiche in Italia è capire se e quando il paese ripenserà sul serio all’energia nucleare, ai suoi benefici, al contestuale utilizzo con le rinnovabili. Da quando l’Europa ha stabilito che si potrà riprendere a costruire centrali di nuova generazione, gli esperti di casa nostra hanno iniziato un’avvincente partita. Quanti sono? Più di quel che si poteva pensare e cominciano ad avere dalla loro parte, molti sostenitori.
L’altro giorno, nel presentare alla Camera dei deputati “Stand Up per for Nuclear” – iniziativa divulgativa a favore dei futuri impianti – è stato ricordato che un sondaggio Swg ha accertato che più della metà degli italiani è favorevole alle nuove tecnologie nucleari. “Stand up for Nuclear”, fino a ottobre, toccherà 32 città per iniziativa del Comitato Nucleare e segnerà un’accelerazione nella comprensione della fonte. La posta in palio in dibattiti e incontri è una risposta scientifica e tecnica al fabbisogno di energia dei prossimi 40-50 anni.
In Europa 30 reattori entro il 2050 al costo di 500 miliardi
Sulla carta in Europa, entro il 2050, si dovrebbero costruire 30 reattori con un costo di circa 500 miliardi di euro. La transizione energetica procede e procederà per fasi in Europa, come nel resto del mondo. Le tecnologie crescono e le opportunità vanno colte. Non si gira intorno al problema spostando il nucleare nella destra o nella sinistra politica. “Il Governo Meloni vuole riaprire le centrali nucleari ma non riesce nemmeno a gestire in maniera seria ed efficace la messa insicurezza dei rifiuti radioattivi presenti attualmente nel nostro paese”, dicono i deputati Pd. Hanno accusato il centrodestra di fughe in avanti, piuttosto che raccogliere la sfida ed entrare in partita con idee positive. La sinistra in questa vicenda corre il rischio di ravvedersi in ritardo. L’ipocrisia in politica è devastante e su questo argomento ci sono favorevoli e contrari, entusiasti e depressi in ogni parte. Dobbiamo prepararci alla coabitazione di più fonti energetiche e quello che di solito è definito medio periodo, di fatto si è allungato.
“Da sempre l’Italia è un Paese nucleare, quindi crediamo sia paradossale non avere la disponibilità, da una parte dell’opinione pubblica, di creare energia da fonte nucleare”, dice il Comitato Nucleare. I tempi sono importanti per la grande quantità di denaro che il nucleare di nuova generazione mette in circolazione e per la sicurezza e la disponibilità di energia che la scelta provoca in lungo e in largo. Il vecchio nucleare è un ricordo e “solo rinnovabili” , oggi ,è una parola d’ordine poco pragmatica. L’iniziativa del viaggio nelle città registrerà divisioni e nuove opposizioni. È una probabilità, ma se si avvererà non sarà un buon risultato.