Sarà anche di nicchia, infatti coinvolge meno dell’1% del totale delle imprese turistiche italiane e il 3% delle notti, ma il suo impatto in termini economici è sempre più rilevante. Parliamo del turismo di lusso, o di alta gamma che dir si voglia: il turismo cioè che coinvolge i paperoni nell’80% dei casi stranieri (sempre più spesso asiatici), che spendono in media 5.000 euro a testa a soggiorno (nove volte più della media dei viaggiatori), che alloggiano in hotel a 5 stelle o in ville o in yacht, che amano l’Italia soprattutto per le città d’arte, al punto da visitarle quasi annualmente, ma sempre meno per il mare. Le nostre località balneari sono infatti solo al quarto posto tra quelle preferite dai nuovi ricchi nel mondo (al top c’è sempre la costiera amalfitana ma è dietro a Costa Azzurra, Maldive e Hawaii), mentre le città d’arte sono al primo posto e l’Italia è in generale il Paese più desiderato dai viaggiatori di alta gamma, anche se non il più visitato: siamo terzi, dietro a Francia e Gran Bretagna.
Potremmo dunque fare meglio, ma stando ai dati riportati nel libro “Turismo di Alta Gamma. Leva strategica per l’Italia”, pubblicato da Altagamma, non facciamo nemmeno poco. Il turismo di alta gamma oggi vale 25 miliardi di euro di consumi diretti (di cui 2 miliardi di euro per la ristorazione e 14 miliardi di euro per visite/escursioni/shopping), con un effetto moltiplicatore di oltre tre volte: normalmente infatti i turisti spendono il 58% fra shopping e ristorazione mentre i turisti di fascia alta spendono ben il 72% con un incremento di valore per il territorio di 14 punti percentuali. Il turismo top genera insomma il 15% del fatturato totale dell’ospitalità e il 25% della spesa turistica totale. Ma considerando l’indotto la cifra raggiunge i 60 miliardi di euro, ossia il 3% del PIL. Opportunamente potenziato, secondo Altagamma l’ospitalità d’élite può crescere fino a 100 miliardi di valore diretto, cui si aggiungono le positive ricadute di indotto sul territorio.
“Un ulteriore sviluppo del turismo di alta gamma – commenta il presidente di Altagamma Matteo Lunelli – può dunque portare a una crescita esponenziale dell’indotto e divenire una leva strategica di crescita del Paese. In questa fase di ripresa e di ricostruzione dei flussi turistici riteniamo urgente definire, all’interno delle strategie del governo, un piano specifico per il riposizionamento verso l’alto dell’offerta turistica italiana”. Altagamma suggerisce nove elementi chiave per una strategia vincente: Qualità e diffusione di hotel di eccellenza e residenze iconiche; Offerta turistica diversificata ed esperienze personalizzate; Mobilità innovativa ed esclusiva; Nuovo Piano di comunicazione digitale per l’alto di gamma; Network di scuole di alta formazione turistica; Destagionalizzazione attraverso eventi/nuove destinazioni; Defiscalizzazione per smart living in Italia; Riposizionamento per le destinazioni di interesse primario; Piano di accelerazione sui turisti asiatici/cinesi.
Infatti sono proprio i turisti asiatici, sempre più numerosi e sempre più ricchi, a preoccupare un po’. L’80% dei miliardari cinesi infatti non è ancora mai stato in Italia e per i luxury travellers cinesi l’Italia è al primo posto nella lista dei desideri solo come destinazione di città d’arte, ma non è tra i primi 4-5 Paesi in nessuna delle altre tipologie di viaggio, cioè mare, campagna, grandi città e montagna. In generale, siamo sempre al top nelle preferenze per quanto riguarda le esperienze enogastronomiche e culturali, ma secondo Altagamma siamo indietro su yachting, itinerari ciclistici, SPA/centri benessere e golf. Eppure i margini di miglioramento ci sarebbero tutti e sarebbero da sfruttare: un singolo turista di alta gamma spende in media, in un anno, più di 20.000 euro in viaggi di lusso, trasporti esclusi, e oltre 15.000 euro in shopping di beni di lusso nel corso del viaggio. I suoi posti preferiti in Italia? Milano più di Roma, la costiera amalfitana e Capri più della Costa Smeralda, Cortina d’Ampezzo appena davanti a Madonna di Campiglio.