ATENE SPAVENTA PIAZZA AFFARI, NON L’EUROPA. GIU’ LE BANCHE, AVANZANO STM E IL LUSSO
Seduta contrastata per la Borsa italiana, l’unica in Europa ad archiviare la seduta in rosso. A Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha girato in ribasso dopo un avvio in positivo chiudendo a -0,25% a 23.274 punti, dopo aver segnato segnato un minimo di 22.969 e un massimo di 23.433 punti.
E’ andata meglio a Francoforte +0,58% e a Madrid +0,47%. Positivi anche i listini di Parigi +0,20% e Londra +0,25%. A frenare la marcia dei mercati è l’altalena della crisi greca, che pesa soprattutto sulle banche. Specie quelle italiane: l’indice di settore europeo è in pratica invariato (grazie anche all’apporto dei conti positivi del Crédit Suisse) ma quello italiano arretra dell’1,42%.
Nel corso della giornata sono arrivate indicazioni contraddittorie. “Non siamo assolutamente soddisfatti di come sono andati finora i colloqui” ha detto il presidente della Ue Jean-Claude Juncker. Ma il presidente dell’Eurogruppo Jeroem Dijssembloem prevede un accordo nel giro di poche settimane. Domani si terrà la riunione degli sherpa di Bruxelles per prepaarer il vertici dei venerdì. Giovedì sera Alexis Tsipras incontrerà Angela Merkel.
Alla fine della giornata lo spread tra Btp e Bund è sceso a 136 punti base. La Borsa di Atene perde il 3,5%. Il titolo a 3 anni di Atene rende il 29%. Secondo Bloomberg, la Banca Centrale Europea sta predisponendo misure per limitare l’accesso delle banche greche all’unica fonte alla quale possono attingere per rifornirsi di liquidità.
Ai membri del Consiglio direttivo della banca, sarebbe stato sottoposto un documento che prevede un aumento del collaterale sui bond che le banche devono lasciare in pegno a Francoforte. Piraeus Bank sprofonda in ribasso del 14% e scivola sui nuovi minimi storici. Wall Street, contrastata dopo un avvio di vivace rialzo: il Dow Jones ha frenato e perde lo 0,2%, l’S&P500 è invariato, il Nasdaq sale dello 0,4%.
Ad animare il mercato ci pensano però i “merger”. Mylan, uno dei big dei farmaci generici, schizza su dell’8% dopo l’offerta ostile da 40,1 miliardi lanciata dall’israeliana Teva Pharmaceutical, numero uno al mondo. Da segnalare la sbandata di Harley Davidson –9%. Il mito a due ruote ha chiuso il primo trimestre dell’anno con un incremento dei profitti dell’1,5% a 269,9 milioni di dollari ma ha rivisto al ribasso i target del 2015.
Il Brent perde l’1,3% a 62,6 dollari. Eni -0,4%, Saipem -2,6%. La miglior blue chip di Milano è Stm +4% trainata dalla notizia che Nokia, storico cliente del gruppo italino-francese, potrebbe tornare a produrre smartphone. A Milano, come si è detto, hanno sofferto soprattutto le banche, specie le Popolari: Bpm e Bper accusano perdite superiori al 3%. Tiene Intesa -0,8% meglio di Unicredit -1,9%.
Altra nota positiva arriva dal segmento del lusso: Tod’s sale del 3,5%, dopo la promozione a neutral da parte di Ubs. Fa ancor meglio Salvatore Ferragamo, avanti del 4% abbondante. Spunti vivaci anche per la scuderia Agnelli: Cnh Industrial +2,9%, Fiat Chrysler +0,7%.