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Il Tour s’inchina a Froome dopo l’exploit sul Ventoux

Straordinario, quasi fosse extraterrestre rispetto agli altri comuni mortali, Chris Froome ha sbriciolato avversari e lo stesso Tour domando il Mont Ventoux, uno dei luoghi simbolo dell’infinita sfida dell’uomo sui pedali alla natura. Lassù, ai 1912 metri della vetta, è raro che abbia vinto un corridore qualunque, non è però raro che questa montagna pelata, una pietraia incandescente a luglio, abbia fatto vittime illustri: Simpson vi è addirittura morto. Merckx l’ha scalato da vincitore ma mai si era visto il cannibale tanto sconvolto, in debito di ossigeno subito dopo tagliato il traguardo. Un altro bel nome del passato, lo svizzero Kubler, con Koblet uno dei due celebri “Kappa” del ciclismo elvetico del dopoguerra, andò in crisi sulle sue rampe interminabili, una cotta spaventosa da farlo decidere di smettere con le corse. Oggi non sorprende che abbia vinto Froome, stupisce come l’abbia fatto, con una facilità e una leggerezza sconosciuta sulle rampe del Ventoux abituate a visi stravolti dal sudore e dalla fatica. Con un’accelerazione incredibile, sguardo fisso al computer di bordo sul manubrio che registra ogni dato delle sue performance, l’inglese, nato in Kenya e cresciuto in Sudafrica prima di diventare cittadino di Sua Maestà britannica, ha stroncato la resistenza e le ultime speranze di Contador. Poi mulinando le gambe come sa solo lui fare, ha agguantato Quintana quando ormai si vedeva l’arrivo. Ha quasi sperato che lo scalatore colombiano tenesse il suo passo, poi si è involato verso la gloria, proprio davanti alla stele di marmo che ricorda la tragedia di Simpson. Per Quintana, sfinito, con il sague che gli usciva dal naso, un secondo posto di prestigio a 29” dalla maglia gialla. Contador, svuotato di forze, perdeva 1’40”, arrivando assieme al compagno Kreuziger. Nell’ultimo tratto il campione iberico si vedeva superato anche dall’accoppiata Mikel Nieve e Joaquin Rodriguez. Per i francesi continua il digiuno anche nel giorno della festa nazionale. Il primo transalpino è stato Peraud giunto nono. Patetica la resa di Pierre Rolland con indosso una maglia a pois di miglior scalatore sempre più sbiadita. Il Tour, che oggi riposa, si inchina al suo assoluto padrone dopo essersi illuso che il blitz nel vento di Contador nella tappa di Saint-Amand-Montrond, fosse il primo atto di una sfida che si sarebbe giocata sulle Alp.

Ma se i bookmaker devono ormai ritirare dalle scommesse il nome del vincitore della Grande Boucle, il ciclismo può gioire di aver trovato un interprete esaltante, il contrario di quello che fu Bradley Wiggins nel Tour vinto l’anno scorso, una maglia gialla conquistata nelle tappe a cronometro e portata sino a Parigi tra gli sbadigli generali, senza mai un acuto che desse alla sua vittoria le dimensioni dell’impresa. Froome ama correre alla Merckx: vincere e dare spettacolo. Un dominio tanto netto che finisce per ingenerare anche sospetti maligni. Qualcuno ricorda che solo quattro anni fa al Giro del 2009 il Froome che oggi strapazza Contador era stato espulso perché colto sul Mortirolo mentre si faceva trainare da una motocicletta. Ieri ha scalato il Ventoux segnando un tempo migliore di quello di Armstrong, che si sa come si aiutava. Il ciclismo è stato troppo recidivo in fatto di doping per poter allontanare d’un colpo i cattivi pensieri anche nel giorno in cui la bufera non investe la bici quanto l’atletica con Gay e Powell pescati fuori norma.

Il Tour domani, dopo. il riposo si avvia verso le Alpi con una classifica segnata da distacchi sempre più pesanti, tipici della Grande Boucle dominata da un fuoriclasse. Definitivamente sono sparitii Schleck ed Evans, crollati con ritardi abissali sul Ventoux. Per i posti minori del podio restano in lizza Baucke Mollema (che tra gli “umani” si è ben difeso sulla montagna maledetta tanto da conservare il secondo posto a 4’14” da Froome), Contador terzo ora a 4’25”, Kreuziger quarto a 4’28” e il sempre più sorprendente Laurens Ten Dam, quinto a 4’54”. Quintana, sesto a 5’47”, ha riconquistato la maglia bianca di miglior giovane strappandola al polacco Kwiatkowski, che si è perso per strada sul gigante della Provenza.

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