Finale con il segno meno sulle Borse europee trascinate nuovamente in territorio negativo dall’andamento del petrolio. Dopo un tentativo di rimbalzo, Brent e Wti hanno annullato i guadagni e hanno chiuso in calo rispettivamente del 2,16% a 33,02 dollari al barile e dell’1,41% a 32,8 dollari al barile.
In particolare il Ftse Mib ha chiuso in calo dell’1,58%, portando il rosso settimanale della piazza milanese a -7,23%, Parigi dell’1,59%, Francoforte -1,31%, Londra -0,7%. L’Eurostoxx50 ha perso nella seduta l’1,3% e nella settimana il 7%, segnando la peggiore settimana dal 2011.
Hanno chiuso in positivo invece le Borse asiatiche, epicentro degli shock dei giorni scorsi. Hong Kong è salita dello 0,59%, Shanghai +1,97% e Shenzhen +1,2%. In leggero calo Tokyo a -0,39%. Il rimbalzo è stato favorito dalla decisione di Pechino di sospendere il meccanismo che blocca in modo automatico le contrattazioni in caso di perdite del 7%, scattato già due volte da inizio anno e che ha generato diverse critiche. La Banca centrale cinese ha inoltre comunicato in una nota che l’obiettivo è mantenere lo yuan sostanzialmente stabile, rendendo la valuta più internazionale attraverso una politica monetaria prudente e un uso flessibile degli strumenti offerti dalla stessa politica monetaria per garantire un livello di liquidità adeguato al sistema bancario. La Banca del popolo cinese ha anche intenzione di liberalizzare ancora di più i tassi di interesse.
Sull’andamento dell’Europa ha inciso anche l’inversione di rotta di Wall Street che, dopo una partenza la rialzo in scia agli ottimi dati sul lavoro, procede debole col segno meno. Il Dow Jones scivola dello 0,09% e l’S&P500 dello 0,44%.
Gli Stati Uniti hanno oggi registrato ottimi dati sul lavoro con la disoccupazione che a dicembre si è mantenuta al 5% in linea con le attese e un aumento di 292mila posti di lavoro, sopra le attese degli analisti per 210mila. Hanno invece deluso le scorte di magazzino all’ingrosso che sono calate a novembre dello 0,3% rispetto al mese precedente e alle attese per una flessione dello 0,1% da parte degli analisti. Il cambio euro dollaro cede lo 0,33% a 1,0896. L’indebolimento dell’azionario americano alimenta la corsa ai Treasury: il rendimento del decennale è sceso al 2,119%, minimi del 29 ottobre scorso. Ieri aveva finito al 2,153%, minimi di quasi un mese.
In Italia lo spread Btp-bund è a quota 101 punti base e rendimento del decennale a 1,52%. Per le aste a breve di martedì 12, ieri il Tesoro ha annunciato l’offerta di Bot a 12 mesi per 7 miliardi di euro (su oltre 8,4 miliardi di Buoni in scadenza). Intanto in Italia il rapporto deficit/Pil è sceso al 2,9% nella media dei primi tre trimestri 2015, con un miglioramento di 0,4 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si tratta del dato migliore dall’ultimo trimestre 2013.
A Piazza Affari le vendite hanno colpito particolarmente la galassia Fiat: Ferrari -6,05% dopo essere stata sospesa al ribasso, Fca -4,11% in seguito alle notizie negative arrivate dal mercato brasiliano dove il Lingotto ha visto calare le vendite 2015 del 29,7% rispetto al 2014, sebbene il gruppo rimanga leader nel Paese. Exor -3,32%.
Tra i peggiori del Ftse Mib anche le banche Bpm -4,91% e Banco Popolare -4,13%; Stm -4,45% che paga i dati deludenti di Samsung e i timori per il calo del mercato globale dei cellulari. Giù i petroliferi con Eni -2,83% in scia anche al taglio da parte di JpMorgan a 13 euro. Sapiens -2,52% e Tenaris -3,80%. Non mancano però gli acquisti sul Ftse Mib, seppur con rialzi marginali. Tra le migliori blue chip si mette in evidenza il lusso: Moncler +0,82%, Tod’s +0,29% e Luxottica +0,18% dopo gli acquisiti di azioni da parte del patron Del Vecchio. Bene anche Snam +0,41%.