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Il titolo Bpm vola: in capitale potrebbero sbarcare Bnp Paribas e Mediobanca

L’azione guadagna più del 3% dopo un crollo del 21% da inizio mese – Rumours sullo sbarco dei francesi di Bnp Paribas, dopo che già Crédit Mutuel aveva tentato di trasformare la sua partecipazione in qualcosa di più – Ma tra i nomi che girano c’è pure Mediobanca, che già partecipa al consorzio di garanzia dell’aumento di capitale di Bpm

Il titolo Bpm vola: in capitale potrebbero sbarcare Bnp Paribas e Mediobanca

   Dopo un crollo del 21% in un mese alla Bpm sono scattate le ricoperture. I fondi e gli investitori istituzionali che avevano venduto nelle settimane passate approfittano per ricoprire le posizioni  prima dell’assemblea di settimana prossima: a Piazza Meda c’è alta tensione e le sorprese potrebbero non mancare.
   Una corsa all’acquisto (con un balzo del 9% del titolo contro il settore bancario che sale di circa il 3,82%) che non cambia gli equilibri in vista dell’assise: hanno infatti diritto a intervenire all’assemblea e a votare i soci che sono iscritti a libro soci da almeno 90 giorni prima della data di prima convocazione. Sui motivi tecnici del rimbalzo (che interessa comunque tutto il comparto bancario con una risalita attorno al 3,7%) si innestano i rumours sull’interesse della francese Bnp Paribas: questa volta a mettere nel mirino Piazza Meda sarebbero gli uomini di Baudouin Prot, dopo che qualche anno fa già i francesi del Crédit Mutuel avevano tentato di trasformare la propria partecipazione nell’istituto italiano in qualcosa di più.
   Ma la strada che porta alla Bnp Paribas è complessa: comporterebbe tra l’altro la trasformazione da popolare a società per azione. La Bpm si è affrettata ha precisare di non essere a conoscenza di alcuna offerta da parte del colosso d’oltralpe. Ma la girandola di nomi per la possibile nuova sposa di Bpm era già iniziata nei giorni scorsi ed è arrivata fino in Piazzetta Cuccia. I motivi? Mediobanca ha una lunga liason con Bpm nel settore dei leasing e, nonostante la rete innovativa della banca commerciale CheBanca!, potrebbe trarre vantaggio dalle filiali radicate nel territorio lombardo dell’istituto guidato da Massimo Ponzellini. Tanto più che Mediobanca, partecipando al consorzio di garanzia dell’aumento di capitale, potrebbe ritrovarsi con in mano una marea di diritti inoptati: se le cose vanno avanti così i piccoli soci potrebbero chiamarsi fuori dal peso di una ricapitalizzazione da 1,2 miliardi.
   L’operazione con Mediobanca “non è possibile”, hanno recitato all’unisono il direttore generale di Bpm Enzo Chiesa e il vicepresidente di Mediobanca Dieter Rampl. Intanto gli analisti tornano a sbizzarrirsi nelle ipotesi sulle papabili: Banco Popolare, Ubi Banca ma soprattutto Bper, l’eterna fidanzata con cui il matrimonio era saltato all’altare nel 2007 (il deal, dicono gli analisti di Equita avrebbe molto senso anche dal punto di vista industriale per entrambe le banche). Ipotesi rafforzata dalla presenza in Bper di Fabrizio Viola, direttore generale in Bpm ai tempi della tentata fusione con Bper condotta da Roberto Mazzotta. Il dato di fatto è che si va al buio in una partita che vede acuirsi i dissidi sullo spinoso tema delle deleghe per la rappresentanza in assemblea (che su indicazione di Bankitalia devono essere aumentate da tre a cinque), aumentare i malumori tra i sindacati e rafforzarsi l’unanime biasimo su Ponzellini che non riesce a gestire la situazione. Con la volatilità del titolo che tende ad aumentare: Bpm in Borsa capitalizza 650 milioni di euro (-53% solo negli ultimi 12 mesi) contro un patrimonio netto di 3,8 miliardi a fine 2010.

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