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Il test d’intelligenza del Mensa: un viaggio nell’esame della mente

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Nel 1945, un incontro casuale su un treno tra il giovane scienziato Dr Lancelot Lionel Ware e l’australiano Roland Berrill, laureato in Giurisprudenza, portò alla formazione della prima associazione della storia contemporanea per persone dall’alto quoziente intellettivo (QI), il Mensa. La data esatta di fondazione è il 1° ottobre del 1946, a Oxford. Originariamente, l’intenzione era di includere solo l’1% più dotato di tutta la popolazione mondiale, ma un errore nel calcolo (sic!) delle deviazioni standard sui test ha successivamente portato questo valore di inclusione al 2%. Ma cos’è esattamente il QI? E come possiamo essere sicuri che sia univocamente determinato? Prima di tutto va chiarito che il QI non rappresenta una misura dell’intelligenza in una scala assoluta, ma offre un risultato che va letto non solo sulla scala relativa del proprio gruppo di appartenenza in base all’età, ma anche su quella relativa al “tipo di intelligenza” che, nel caso del QI, è quella dell’intelligenza logico-deduttiva.

Il primissimo test di intelligenza è stato formulato nel 1905, dallo psicologo francese Alfred Binet, corretto poi, nel 1911, grazie all’aiuto del suo collaboratore Théodore Simon. Si trattava di un test per bambini di 7 anni. Nel 1912, presso Università di Breslavia lo psicologo tedesco William Louis Stern coniò il termine I.Q. dal tedesco “Intelligenz-quotient” e fornì una prima espressione per rappresentarne numericamente i valori, sotto forma di un quoziente. Nel 1916, Lewis Madison Terman, della Stanford University, introdusse i test chiamati “Stanford-Binet Intelligence Scale“, ancora una volta sotto forma di quoziente. Il difetto di queste scale era lo scarso adattamento alla popolazione adulta.

Fu nel 1939 che, grazie allo psicologo David Wechsler, vennero elaborati diversi test d’intelligenza in funzione dell’età e del tipo di intelligenza. La Wechsler Adult Intelligence Scale (o WAIS) è il primo test d’intelligenza a basare i punteggi su una distribuzione normale standardizzata. Il Mensa utilizza proprio questo test per stabilire l’idoneità dei suoi membri. La prova da superare è basata sulle cosiddette “matrici di Raven” o matrici progressive. Al candidato vengono presentate delle schede con una serie di figure. In ogni scheda manca sempre una figura e ne vengono proposte diverse come possibile completamento. Tale operazione prevede l’identificazione di un pattern da seguire, ossia uno schema logico univoco, per cui è altresì possibile scartare tutte le figure proposte tranne una. La difficoltà è progressiva e corrisponde ad un pattern sempre più articolato quindi ad una capacità di analisi, codifica, interpretazione e comprensione maggiore. Vi sono tre differenti tipi di matrici, per diversi tipi di candidati: matrici progressive colorate (per bambini da 5 a 11 anni e gruppi speciali), matrici progressive standard (per adolescenti e adulti dai 12 agli 80 anni), matrici progressive avanzate (per adolescenti e adulti con abilità superiori).

L’abilità di pensiero che viene fuori dai test che si avvalgono di queste matrici è un tipo di abilità totalmente svincolata dalla cultura ed è quindi un’abilità che non è possibile allenare, per definizione. Questi test vengono utilizzati non solo dal Mensa, ma anche da chi lavora nell’ambito delle risorse umane aziendali, in quello scolastico (per controllare lo sviluppo intellettivo) e in ambito clinico per valutare eventuali deficit o plusdotazioni. Esistono diversi test, reperibili online, che fanno uso di figure simili alle matrici di Raven, ma questo non è sufficiente a decretarne l’affidabilità e l’aderenza al protocollo di Wechscler. Non possono quindi nemmeno essere utilizzati per un confronto tra punteggi ottenuti con il metodo ufficiale.

Quando una scala del QI utilizza tecniche psicometriche standard per l’assegnazione di un valore numerico all’esito del test, le misure possono essere confrontate e convertite tra di loro. Esiste uno strumento online che consente di ottenere il valore corrispondente in una scala, a partire da quello registrato utilizzandone un’altra. In base a dati statistici è inoltre possibile convertire i punteggi dei test d’intelligenza cosiddetti “culture fair” (CFIT), cioè indipendenti da fattori culturali come il già citato Wechsler o il test di Cattell, con quelli che comprendono anche alcuni aspetti legati alla conoscenza come il GRE (Graduate Record Examinations) o il SAT, che fanno parte del processo di ammissione per molti college e scuole di specializzazione negli USA, in Canada e in altri paesi. Grazie a questo strumento è possibile anche scoprire come ci si posiziona all’interno della campana di Gauss che indica la distribuzione del quoziente intellettivo nella popolazione mondiale oppure avere un valore di “rarità”, di “superamento del percentile” o, per i più tecnici, di deviazione standard “sigma” (σ).

Il Mensa, con l’asticella posta ad un QI di 130 nel test di Wechsler, non è la sola associazione tra membri ad alto QI e non è nemmeno la più esigente. La Prometheus Society, ad esempio, ha uno sbarramento per l’affiliazione al 99,997 percentile (4 deviazioni standard) che corrisponde ad una elite di meno dell’1% della popolazione. Così come la Four Sigma Society, mentre la “International Society for Philosophical Enquiry” e la “Triple Nine Society“, sono già più indulgenti, ma si parla sempre di valori del QI superiori a 150. Da notare che più le associazioni sono elitarie, con valori di QI altissimi per l’accesso, più la somministrazione del test non ha limiti nel tempo. Questo approccio dovrebbe infatti mettere al riparo da influenze culturali, condizioni di stress psicologico e differenze emotive. Kevin Langdon e Ronald Hoeflin, rispettivamente fondatori della Four Sigma Society e della Prometheus Society, ad esempio, svilupparono test senza limiti di tempo addirittura non supervisionati.

I test d’intelligenza che non sono veri test d’intelligenza

Una delle convinzioni sbagliate che va per la maggiore, tra i non addetti ai lavori, è che un test di intelligenza sia praticamente un test di matematica con al massimo qualche domanda di cultura generale. C’è chi è convinto che una persona molto brava in materie scientifiche sia per forza una persona intelligente. Niente di più sbagliato. A volte è solo una questione di memoria. Perché vengono scambiati per test di intelligenza delle prove dove la discriminante è ricordare qualcosa: una formula matematica, un avvenimento particolare nella storia, una convenzione. I social network sono pieni di esempi di questo tipo, a volte spacciati per test del QI, anche da insegnanti e divulgatori. Su TikTok, Instagram, Facebook propongono espressioni di aritmetica apparentemente facili che presuppongono, oltre all’applicazione del corretto algoritmo del calcolo matematico, la memoria del corretto ordine di esecuzione delle operazioni. Praticamente si valuta la preparazione in una determinata materia scolastica. Un altro classico equivoco, reperibile su queste note piattaforme, è quello della domanda mal posta o ambigua, a volte troppo generica, per la quale sono possibili più risposte corrette. In questi indovinelli, è molto più utile usare l’ironia o l’immaginazione piuttosto che la logica. Ci sono poi le domande che non forniscono tutti i dati utili alla soluzione del problema, per non parlare dei test dove c’è un inganno visivo o una scorrettezza, matematica o logica, nascosta nei dati o nelle deduzioni di partenza. In questi casi si potrebbe parlare di test di attenzione. Ecco, questi non sono affatto test d’intelligenza e non dovrebbero essere spacciati per tali.

Facciamo il test del Mensa

Chi volesse cimentarsi con il test per diventare socio del Mensa (“mensano”) può fare un test preliminare online per valutare, con una certa dose di incertezza, l’eventuale successo nella selezione ufficiale per i membri dell’associazione. Il test del Mensa vero e proprio non può essere fatto a casa, ma deve essere supervisionato durante una sessione d’esame che si svolge in un centro Mensa, con un termine di tempo. Per partecipare all’esame occorre prenotarsi inviando una email ad un responsabile locale dell’associazione che fornirà data e orario (in genere nell’arco di un mese) della convocazione. Se il test non viene superato, si può ripetere una sola volta, ma non prima dei sei mesi. Il Mensa non fornirà il punteggio di QI raggiunto, ma solo l’esito positivo o negativo per l’ingresso nell’associazione. L’esame ha una durata di 20 minuti ed è composto da 45 domande simili al test preliminare. Si tratta di quesiti basati sulle matrici di Raven, per cui – come già detto – non serve essere in possesso di abilità matematiche o linguistiche. Il risultato viene comunicato dal responsabile nazionale al solo candidato. Superare il test equivale a superare la soglia Mensa del 98° percentile della popolazione, pari ad un QI di 131 nella scala Wechsler, 133 in quella di Stanford-Binet e 149 in quella di Cattell. Si diventa quindi parte di quel 2% della popolazione mondiale con un QI superiore a questi valori. Nel caso si volesse sapere il valore esatto del proprio QI è necessario rivolgersi – a pagamento – ad uno psicologo psicometrista abilitato, scelto da uno degli iscritti all’albo.

Sul sito ufficiale della sezione italiana del Mensa si legge che: “è possibile essere ammessi al Mensa Italia anche attraverso la presentazione dei risultati ottenuti dalla somministrazione di test di intelligenza fluida o di QI, tra quelli maggiormente in uso. Se il test è stato somministrato da strutture cliniche del sistema sanitario nazionale o da uno psicologo scolastico, il risultato è accettabile se si allega una copia originale o autenticata della relazione dello psicologo clinico o scolastico, su carta intestata del distretto clinico, o scolastico, o dello psicologo stesso. Il Mensa Italia non può valutare test eseguiti a meno di 6 mesi di distanza da altre prove sostenute con il Mensa Italia stesso (test di ammissione ufficiale o altro test sostenuto privatamente)”.

Chi sono i membri del Mensa

I soci del Mensa hanno un età media che si aggira tra i 20 ed i 49 anni. Non sono persone con un curriculum scolastico particolarmente ricco (con le dovute eccezioni) e nemmeno particolarmente benestanti. Ci sono professori e camionisti, scienziati e pompieri, programmatori di computer e agricoltori, artisti, militari, musicisti, poliziotti. Ben l’88% è di origine europea e, quasi un quarto del totale, non è religioso (esistono studi scientifici che correlano il QI alla non religiosità). Il 64.4% sono uomini, la metà non ha figli, circa il 35% ha almeno una laurea. Molto rappresentata è la categoria di chi ha fatto studi scientifici o di chi insegna. La maggior parte dei mensani è composta da persone senza una particolare visibilità pubblica. Il Presidente del Mensa International è attualmente un semplice ingegnere dei sistemi svedese (Björn Liljeqvist), ma non mancano tra i membri, personaggi illustri. Un esempio? Isaac Asimov, a lungo vicepresidente onorario del Mensa International, Clive Sinclair, il padre dello Spectrum, uno dei primi home computer, il generale americano Norman Schwarzkopf, protagonista dell’operazione Desert Storm durante la guerra del Golfo, Scott Adams, l’autore del fumetto “Dilbert”, Arthur C. Clarke, autore del romanzo da cui fu tratto il film “2001 Odissea nello spazio” di Kubrick, Steve Martin e Geena Davis, attori americani, Asia Carrera, stella del cinema hardcore, Lucas di Grassi, pilota di Formula 1, Markus Persson, autore del videogioco Minecraft. Tra gli italiani ci sono Giulio Base, attore e regista, Corrado Giustozzi, giornalista scientifico ed esperto di sicurezza informatica, Immanuel Casto (ex Presidente del Mensa Italia), cantante e autore di giochi da tavola, Emanuele Salce, attore e regista, Iacopo Melio, giornalista, scrittore, politico e attivista per i diritti umani.

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